Cronaca

Il ragazzino respinto dalle scuole di Bari e l’enfasi eccessiva

 

Qualche giorno fa i giornali locali hanno titolato, probabilmente con enfasi eccessiva, la storia di un ragazzino della città vecchia, figlio di un presunto boss, respinto da qualche circolo scolastico che non lo avrebbe fatto iscrivere al corso di studi, probabilmente proprio per questa parentela ( tuttavia nessun direttore ha dato questa formale motivazione). Questa la versione della mamma del ragazzino, che poi si è rivolta ai Carabinieri e ha ottenuto l’iscrizione. Il ragazzino e la sua famiglia sono parrocchiani della Cattedrale nella città vecchia e dunque abbiamo voluto intervistato il parroco monsignor Franco Lanzolla.

Monsignor Lanzolla, è lecito respingere, come dice la mamma, un ragazzino solo perchè figlio di un presunto boss?

“Bisogna sempre andarci cauti nelle affermazioni e nei giudizi e ricordo che il sottoscritto non ha l’ autorità per farlo. Mi limito ad osservare che conosco alcuni dei circoli scolastici citati e loro dirigenti e dico che svolgono bene il loro lavoro, anzi nella eccessiva sobrietà dei mezzi a loro disposizione compiono salti mortali, in condizioni difficili”

E allora?

“Il ragazzino di cui si è parlato, che conosco assieme alla famiglia, ha delle sue particolarità. Non possiamo allora affidare tutto e sempre alla scuola, specialmente per l’educazione, occorre che anche le famiglie lo facciano, la prima e fondamentale educazione avviene, o dovrebbe, proprio in famiglia che è la prima scuola. Poi occorre anche vedere se in questo momento particolare gli istituti sono pronti ad accogliere studenti con queste particolarità senza stravolgere la loro attività e il normale corso delle lezioni. In sostanza, non è pensabile bloccare o paralizzare  il diritto all’istruzione di una classe per le esigenze di uno solo.Il pietismo non ci porta da nessuna parte, occorrono fermezza e umanità allo stesso tempo. Gli altri alunni hanno tutto il diritto ad un normale corso di lezioni, senza ascoltare parolacce o assistere ad atti fuori dalle righe”

Che cosa fare?

“Occorre da un lato che la scuola, quella pubblica, sappia offrire risposte adeguate per ragazzi con certe caratteristiche, ma  anche sottolineare che, come detto prima, la prima formazione avviene in famiglia, la quale non deve delegare sempre e tutto alla scuola e ai maestri. Bisogna rispettare il diritto allo studio del ragazzino, diciamo difficile ,ma anche quello degli altri. Per una sola persona non possiamo sfasciare tutto”

La mamma del ragazzino, però, si è rivolta ai Carabinieri…

“Normale che ogni genitore tenda a proteggere il figlio. Magari vi è stata eccessiva enfasi. La capisco. Bisogna tuttavia ricordare che nella vita esistono diritti, ma pure doveri. Il suo ragazzino ha bisogno di trovare giusti equilibri e capacità relazionali sociali, specialmente partendo dalla famiglia per arrivare alla scuola”.

Bruno Volpe


Pubblicato il 15 Ottobre 2015

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