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Inceneritore ed edilizia giudiziaria mettono a nudo le contraddizioni di Decaro

Inceneritore della Newo ed edilizia giudiziaria mettono a nudo alcune contraddizioni del sindaco del capoluogo, Antonio Decaro (Pd), ma anche le difficoltà della sua maggioranza che, su tali temi, nell’aula “Dalfino” non è riuscita in ben due occasioni consecutive a dimostrare alla Città precisi orientamenti in merito alla due spinose questioni, che stanno animando il dibattito politico locale, provocando sconcerto nell’opinione pubblica per il basso livello qualitativo delle posizioni espresse. A differenza di ciò che sta avvenendo invece nei Comuni limitrofi, ove in merito all’inceneritore le Assemblee comunali si stanno esprimendo negativamente in modo chiaro e cristallino, ma soprattutto senza equivoci di sorta. Infatti, esemplare, lineare e senza tentennamenti è stata sabato scorso la posizione del Consiglio comunale di Modugno che, sotto la guida salda e determinata, oltre che determinante del Primo cittadino, Nicola Magrone, si espresso all’unanimità negativamente all’installazione dell’impianto ad ossi-combustione della Newo nel sito prescelto della zona industriale barese. L’ex magistrato, ora sindaco di Modugno, è diventato così facendo il capofila della protesta degli altri Primi cittadini dei Comuni limitrofi. Contraddittoria, invece, è la posizione del Comune di Bari che, dapprima, ha rilasciato con parere favorevole tutte le autorizzazioni di sua competenza e, solo in seguito, si è unito allo stuolo dei contestatori istituzionali e non attraverso la posizione alquanto contraddittoria e soprattutto “ballerina” del sindaco barese e metropolitano Decaro. E la dimostrazione di ciò – a detta di molti cittadini – sta nel fatto che Decaro non è stato capace (o forse – a detta di qualche malpensante – non ha voluto esserlo) di guidare la sua maggioranza consiliare ad esprimersi negativamente, nell’apposita seduta monotematica di consiglio comunale di lunedì della scorsa settimana, alla realizzazione del potenzialmente pericoloso impianto di trattamento di rifiuti speciali e non che la società Newo della famiglia foggiana Chirò vuole realizzare nella zona industriale di Bari-Modugno, a ridosso di popolosi insediamenti urbani. Altro “capolavoro” di contraddizione dell’amministrazione Decaro è la posizione in merito alla realizzazione dei nuovi Uffici giudiziari della Città, che porterebbero allo svuotamento nel quartiere dei Palazzi di Giustizia in esso esistenti ed alla definitiva archiviazione di un progetto costato ben sei milioni di Euro alla casse del Comune per la costruzione di un secondo Palazzo di Giustizia in corso della Carboneria, da destinare alla Giustizia penale, in sostituzione o affiancamento a quello attualmente utilizzato di via Nazariantz. Infatti, anche su questo argomento, nella successiva seduta monotematica del consiglio comunale di venerdì scorso, il sindaco Decaro non è stato in grado (o forse – come sospettano in molti tra gli addetti ai lavori – non ha voluto) compattare intorno ad una decisione chiara la sua maggioranza in consiglio. E la dimostrazione di ciò è stata la patetica conclusione senza un dibattito chiaro e fruttuoso e la non approvazione di alcun documento da parte dell’Assise cittadina, poiché c’è stata bagarre in Aula tra maggioranza e l’opposizione, anche a causa di una sconclusionata conduzione del dibattito da parte del neo-presidente del consiglio, Michelangelo Cavone (Pd), che ha poi portato allo scioglimento della seduta a causa del venir meno del numero legale, provocato dagli esponenti di maggioranza. Infatti, a detta di qualcuno che ha assistito personalmente alla seduta, c’era sin dalle prime battute della seduta di venerdì scorso la sensazione che la maggioranza di centrosinistra che sostiene il sindaco Decaro volesse eludere il confronto e non prendere una posizione chiara sul punto all’Odg, che era quello richiesto da circa duemila cittadini baresi che hanno invitato l’Amministrazione comunale barese a non spostare l’Arcipelago giudiziario dallo storico quartiere semi-centrale del Libertà, in altre zone della città, ove il sindaco Decaro, in accordo con il ministero della Giustizia ed alcuni alti magistrati locali, ha prospettato la realizzazione di un polo unico giudiziario nelle aree, da riqualificare, delle ex-Casermette ubicate nel quartiere semi-periferico barese di Carrassi. In definitiva, se in merito a determinati importanti Odg, da chiunque proposti, non si è chiarita in modo netto e serio ai cittadini la posizione del Consiglio comunale non ci si può di certo trincerare o nascondere dietro posizioni pretestuose di comodo, come è quella del venir meno del numero legale o delle intemperanze manifestate da qualche esponente dell’opposizione che hanno scatenato confusione in aula. Infatti, se ad oggi i baresi non sanno con chiarezza quali siano effettivamente le posizioni dei loro rappresentanti nell’aula “Dalfino” su problematiche tanto importanti e delicate, quali sono per l’appunto la costruzione di un inceneritore potenzialmente pericoloso per la salute pubblica e la questione dell’edilizia giudiziaria cittadina, fondamentale per il futuro stesso di interi quartieri, la responsabilità politica e morale non può che essere di ha la maggioranza nell’aula “Dalfino” e non certo di chi è privo dei numeri necessari a decidere ed a fare piena chiarezza al riguardo. Una responsabilità, quella della maggioranza cittadina di governo, che è sicuramente “doppia”, perché i temi di cui si doveva discutere lunedì e venerdì della scorsa settimana in consiglio comunale non sono stati affrontati compiutamente prima del rilascio di determinate autorizzazioni amministrative (vedi caso Newo) o di scelte che impegnano in modo stringente il Comune di Bari (vedi somme per progetti e studio di fattibilità polo giudiziario alle ex Casermette), ma neppure dopo, per rendere almeno chiare in futuro i meriti o le colpe di determinate scelte che una larga parte di baresi già ora dichiara di non condividere.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 20 Febbraio 2018

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