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Istituti di pena fuori controllo: “Ministro, venga subito in Puglia”

Dopo il sindaco Decaro, ecco l'altro appello in pochi giorni rivolto a Piantedosi per il caos carceri

Mentre è ancora viva la commozione per la tragica fine della dottoressa uccisa da un malato psichiatrico a Pisa, situazione analoga poteva accadere nel carcere di Taranto  lunedì scorso. Allorquando un paio di detenuti – pure loro con problemi psichiatrici – in infermeria avevano minacciato i presenti, impedendo di allontanarsi dal reparto. Fortunatamente l’unico agente presente non s’è perso d’animo e, mentre lanciava l’allarme via radio, teneva a bada i detenuti fino all’arrivo dei rinforzi. Il giorno prima, sempre a Taranto, un detenuto arrestato da poche ore, si suicidava, mentre un altro spirava per arresto cardiaco la sera stessa, dimesso da poco dall’ospedale per un malore del giorno prima. Nella giornata di martedì scorso, invece, un altro detenuto ristretto a Trani, s’è pure lui suicidato, impiccandosi alle grate della finestra. Lo stesso doveva scontare altri 5 anni per ricettazione e resistenza. <<Episodi che accadono giornalmente nelle nostre carceri, ma che l’amministrazione penitenziaria non vuole si sappiano poiché rappresentano il fallimento d’una politica irresponsabile che ha regalato le carceri ai detenuti più violenti e ai “pazzi” con licenza di aggredire e mandare all’ospedale i poliziotti>>, sbotta Federico Pilagatti, segretario del sindacato autonomo agenti penitenziari (Sappe). Lui senza stare a girarci troppo attorno, ritiene che le responsabilità di quanto sta accadendo e di quello che ancora potrebbe accadere, è da imputare ai vertici penitenziari. Motivo? <<Riducendo irresponsabilmente il numero dell’organico di quasi seicento unità, hanno permesso che le carceri non fossero più sotto il controllo dello Stato, non garantendo nemmeno ai detenuti più tranquilli – la maggior parte – sicurezza, salute, rieducazione>>, punta l’indice Pilagatti. E nei mesi scorsi pareva fosse stato previsto quanto accaduto attraverso le denunce a mass-media, magistratura e prefetti. <<Ci siamo rivolti anche ai prefetti quali responsabili di ordine e sicurezza, in quanto le  carceri pugliesi (da Taranto a Foggia, da Lecce,  Bari, da Trani a Brindisi) non sono entità avulse e lo hanno dimostrato altri eventi tragici, come l’evasione di Foggia (72 detenuti) o Trani (2 detenuti) oppure l’evasione dall’ospedale di Lecce di un pericoloso delinquente -continua Pilagatti – che ha terrorizzato incolpevoli cittadini che ne hanno pagato le conseguenze>>. Suicidi, evasioni, rivolte e aggressioni forse si sarebbero evitate se soltanto si fossero dotate le carceri pugliesi di maggiore organico in servizio, tenendo conto dei detenuti (circa 4mila), invece calibrare il personale per gestirne non più di 2400- Senza nemmeno contare le nuove sezioni detentive (Lecce, Trani, Taranto) e senza che sia arrivato personale necessario per gestirle. Insomma, il Sindacato ritiene che già questi numeri possano bastare per fare pressione sull’organigramma ministeriale e smuovere una situazione al collasso. Pilagatti alza i toni, rivolto al Governo: <<Se il Ministro della Giustizia non ci crede, venga in Puglia a constatare in quale girone dantesco costringe a lavorare servitori dello Stato che si sono rovinati vita e salute. E se non vorrà comprendere personalmente, sappia che non ci saranno parole di circostanza o altro in seguito, se dovessero esserci incidenti o malauguratamente scorrere sangue>>. Parole pesanti, ma i rappresentanti sindacali, coscienti delle loro denunce, sono esasperati da anni d’indifferenza e silenzi ai piani alti dei dipartimenti, concludendo: <<…chi giura fedeltà alle Istituzioni, dev’essere tutelato e non essere commemorato o congedato dall’ospedale militare, ormai cotto…>>

Francesco De Martino


Pubblicato il 28 Aprile 2023

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