Cronaca

La città è in miglioramento solo per il sindaco Decaro

Il bilancio sulla situazione a Bari, dopo che è trascorso un altro anno di amministrazione Decaro e dopo che la stessa è al governo della città da ben 30 mesi, non è solo negativo per le forze di opposizione al Comune ed, in particolare, per il candidato sindaco del centrodestra, Domenico Di Paola, sconfitto nel 2014 al ballottaggio dal candidato del centrosinistra, Antonio Decaro (Pd) per l’appunto, che da sindaco è già giunto al giro di boa di metà mandato, senza che – a detta di molti cittadini –  la città abbia, per altro, cambiato passo rispetto al lento ed inesorabile declino in cui si trascina già da diversi anni. Infatti, a lamentarsi di come vanno le cosa a Bari non sono soltanto i rappresentanti politici di opposizione al Comune, ma sono soprattutto i baresi che, da quando Decaro è Primo cittadino, si sono visti solo aumentare in modo consistente imposte e costi dei servizi  comunali.  E, di contro, diminuire in modo altrettanto considerevole la qualità degli stessi. Ricordare che i contribuenti baresi sono tra i più tartassati d’Italia, per aliquote e tariffe comunali, sarebbe operazione superflua e ripetitiva, visto che ormai se ne parla da diverso tempo senza che a Palazzo di Città si siano posti almeno il problema di fare in modo che, a fronte di una pressione fiscale e tariffaria tanto elevata, vi sia per lo meno un’offerta di servizi ed una qualità della vita cittadina adeguata. Invece no. I cittadini baresi, secondo chi guida la città, forse non hanno diritto neppure a questo, considerata la sciatteria ed il dilettantismo con cui – a giudizio di molti cittadini – si amministra la decima città più popolosa d’Italia e la terza, per importanza, del Mezzogiorno. Infatti, appunto di questo si deve e si può parlare senza il rischio di essere tacciati di faziosità o partigianeria, perché è innanzitutto un dovere professionale, prima ancora che un diritto per chi fa le cronache, rilevare e biasimare le affermazioni aberranti ed inaccettabili di chi gestisce il denaro pubblico, parlando financo di “buon governo”, quando invece di “buono” per parte loro c’è forse solo furbizia politica e scaltrezza, esattamente come accade con i venditori di mercanzie scadenti, che propagandano, con “abilità” di marketing, come migliori prodotti di quel genere. Insomma, per gli amministratori comunali baresi i cittadini sono forse alla stregua di “clienti” ingenui e sprovveduti, a cui si può propinare di tutto, perché alla fine il consenso si ottiene comunque, in quanto – come è noto – “le vie del Signore” per ottenerlo sono sempre infinite. Ed a tal proposito la cronaca giudiziaria locale di qualche settimana fa conferma tale assunto. Però, quel che probabilmente è più raccapricciante, politicamente ed amministrativamente parlando, nel capoluogo pugliese è persino l’assenza di una specifica abilità di marketing nel rappresentare ai cittadini amministrati talune decisioni, che evidentemente servono soltanto a soddisfare gli “appetiti” delle varie “congreghe” che ruotano intorno all’attività politico-amministrativa del Comune oppure, nel caso di imposte e tasse, a soddisfare le esigenze contingenti di cassa dell’amministrazione. Un modo di amministrare, questo, che denota chiaramente di essere in presenza di un governo cittadino che naviga sempre di più a vista e che, di volta in volta, cerca di giustificare il proprio operato come meglio può. Anche a rischio, in taluni casi, di rasentare o, forse meglio, essere ridicoli. Un emblematico esempio in tal senso è quello del raddoppio nel 2015 della tariffa per il servizio di illuminazione votiva nei cimiteri del Comune di Bari, solennemente giustificato dal vice sindaco ed assessore al ramo, Vincenzo Brandi, con la motivazione che non era stato aumentato da ben 19 anni e, però, subito dopo smentito da un comune cittadino che con bollettini alla mano dimostrava la triplicazione di tale costo nel decennio 2000-2010. E cosa ancor più disdicevole per l’Amministrazione barese è che lo stesso vice di Decaro attribuiva tale rincaro a fantasiosi quanto assurdi, oltre che inesistenti, aumenti di I.v.a. nello stesso decennio. Per cui cosa possono aspettarsi di più o meravigliarsi gli abitanti di una grande città come Bari amministrata da dilettantismo e, forse anche, dal simile incompetenza? E’ del tutto evidente, quindi, che Bari – a detta ormai di molti – “è una metropoli che è governata praticamente alla giornata, dove il provvisorio è definitivo ed il contingente diventa una prospettiva di futuro”. In altri termini, Bari – secondo costoro – è una città dove la mediocrità passa per essere un’eccellenza e la banalità passa per essere qualcosa di straordinario. Ma tutto questo evidentemente non riguarda il Primo cittadino barese, Decaro, che nel 2016, mentre Bari ha continuato a languire e regredire, sia per l’aspetto dei servizi ai cittadini che per la qualità di vita degli stessi, ma anche sotto l’aspetto socio-economico, lui ha fatto un importante passo avanti per il futuro della sua carriera politica, divenendo persino presidente dell’Anci. Nomina, questa, che non riuscì a conquistare neppure il predecessore di Decaro, ossia Michele Emiliano, che di Decaro a sindaco è stato il principale ideatore ed  artefice. Ed anche quest’ultimo particolare – secondo alcuni addetti ai lavori della politica locale – è sintomatico della situazione di regresso qualitativo ormai in atto nella vita politica ed amministrativa di Bari. Auguri di buon anno a tutti, con l’auspicio per tutti di un’imminente inversione di tale tendenza.        

 

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 31 Dicembre 2016

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