Cronaca

La “Decarite acuta” ha contagiato pure il consigliere Melchiorre

 

Da oltre un anno un virus silente, subdolo, insidioso, carsico e letale, si è diffuso a Palazzo di Città. Trattasi  di una malattia politicamente perniciosa per tutti gli amministratori che contraggono il  contagio. Stiamo parlando della famigerata sindrome della “Decarite acuta” ( nostro neologismo),  che contrae il politico che si avvede e si indigna a scoppio ( ma proprio molto)  ritardato per  una situazione che è , invece, sotto gli occhi di tutti. Non c’è cura farmacologica che tenga, inefficaci risultano gli antibiotici e le medicine  di ultima generazione: la “Decarite acuta” colpisce trasversalmente tutti , a destra e a manca.  Nessuno ne è immune al Comune di Bari. Si spera e ci si augura che il morbo non si diffonda anche in altre Amministrazioni, Regione Puglia in primis.  Ultimo soggetto politico a esserne contagiato sembra essere stato Filippo Melchiorre, consigliere di opposizione di Fratelli d’Italia. Dopo tempo immemorabile si è finalmente accorto di quella “grande schifezza” del lungo serpentone di tubi metallici che sfregia, in via Piccinni, il retro di Palazzo di Città, come già da noi denunciato lo scorso 9 giugno in un articolo di cronaca.  Melchiorre, al quale va dato atto di essere stato l’unico consigliere comunale ad accorgersi,sia pur con sensibile ritardo, della ignobile realizzazione, perdonerà questo nostro amichevole sfottò. Forse l’ex arbitro ha preferito che le basse transenne di cemento fossero rimosse per intervenire; la “fetecchia” era comunque ben visibile lo stesso. Chi non merita, invece, nessuna attenuante sono tutti gli altri consiglieri ,compreso qualche assessore “tecnico”, che non potevano non vedere l’ enorme ferita metallica che da tempo sfregia uno dei palazzi storici di Bari . Un vero e proprio insulto che grida vendetta nei confronti della storia urbanistica della città. Forse un’attenuante c’è: probabilmente quasi tutti gli altri eletti dal popolo erano così indaffarati nelle varie commissioni consiliari ad inanellare gettoni di presenza a go go, causa dell’ennesimo scandalo su scala nazionale, che non si sono avveduti della “insignificante” installazione. E’ giusto menzionare un particolare di non poco conto; una parte della grossa tubatura è stata fatta confluire ed è interrata in via Cairoli, poco prima dell’ingresso secondario del Comune. Nessun amministratore ha chiesto spiegazioni a qualche funzionario comunale sulla presenza della grossa condotta?  Si potrebbero  ascrivere presunte responsabilità anche a carico  di tecnici comunali per culpa in vigilando? Nel nostro articolo, ancora presente in memoria sul web, esortavamo il sindaco Decaro (che, ricordiamolo, è ingegnere di professione) a munirsi di pesanti scarponi da trekking per impiegare ogni sua residua energia nel prendere a poderose pedate nel sedere, fino a consumare le suole, il responsabile ( ce ne deve pur essere qualcuno, si spera) della stolta genialata del tubo a vista, che se realizzata in altre città europee avrebbe  causato terribili bufere.Avevamo inoltre, esortato nel nostro articolo la sempre occhiuta Soprintendenza ad intervenire, ma un ancestrale silenzio è stata la risposta; vorremmo sommessamente ricordare a qualche funzionario della suddetta che la semplice installazione di un condizionatore su un qualunque edificio anni ’60 (che rientra nei vincoli  di tutela in base ad una legge regionale) comporta pesanti sanzioni nei riguardi del   cittadino “inadempiente”. Lo stesso, evidentemente, non vale per la Soprintendenza, che forse non avendo ostacolato l’orribilia in oggetto ci spinge ad invocare l’intervento di qualche divinità pagana al fine di rendere giustizia allo storico ed ultracentenario edificio.In questi casi a rendere giustizia  basterebbe l’interessamento della magistratura ordinaria e contabile, al fine di fare chiarezza sulle presunte responsabilità di chi  ha deciso l’infissione della tubatura in questione. Versare pesanti balzelli per vedere poi il denaro dei contribuenti dissipato in simili “opere futuristiche” dovrebbe far  indignare realmente anche i tanti baresi che amano la propria città.  Adesso che il primo cittadino è stato informato della cosa,  siamo oltremodo sicuri che si scagionerà spiegando,colmo di tardiva indignazione,la vicenda ai suoi fans. E quale mezzo di comunicazione userà Decaro? Ma Facebook, ovviamente. Noi, piccolo quotidiano, la cosa l’abbiamo denunciata per primi, in illo tempore, e come il più delle volte accade non è successo nulla. Speriamo che la denuncia di Filippo Melchiorre abbia maggior fortuna della nostra. In hore lupo.

 

Piero Ferrarese


Pubblicato il 29 Ottobre 2015

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