Cultura e Spettacoli

La fortuna di Monte Sannace

A circa 5 km da Gioia si erge una modesta altura – la vetta è a 382 m s.l.m. – fatta passare per ‘monte’ (Sannace) sulla quale trovano posto i ruderi di un antichissimo abitato, probabilmente quello di Thuriae di cui parla Tito Livio. Il sito di Monte Sannace era frequentato dall’uomo già dall’età del ferro. E anche dopo il declino di Thuriae continuò ad essere popolato ; le ultime tracce di insediamento si spingono al medioevo. Come spiegare una così lunga predilezione per quel modesto rilievo e da parte di genti diversissime come primitivi, Peuceti, Greco-tarantini, Romani e Normanni? La sommità di Monte Sannace si presenta a forma di altipiano vagamente circolare, difeso da fianchi per lo più ripidi e impervi. Un bel ‘dono’ di natura, che però non salvò quell’abitato, pur difeso da cinque cinte murarie, dall’ira di Roma che nel III sec. a.C. punì tutte le polis apule ree di essersi schierate con Annibale. Semmai la ricchezza di Monte Sannace era nella fertilità del terreno. Ma non dimentichiamo la posizione strategica. Di lì si poteva dominare una vasta zona di territorio che guardava all’Adriatico, allo Jonio, all’alto Salento e all’area lucana. La facilità di collegamento con altri centri abitati doveva farne un centro commerciale di prim’ordine. Compatibilmente, s’intende, con le difficoltà di spostamento dell’epoca (che si viaggiasse a piedi, a cavallo o a bordo di carriaggi bisogna fare i conti con tratturi infernali). Ma da questo punto di vista a Monte Sannace avevano l’asso nella manica : Un corso d’acqua, oggi scomparso ma di cui restano tracce inequivocabili malgrado l’antropizzazione, che sfiorava a nord la collina e che sfociava in Adriatico all’altezza di Fasano. Se navigabile, questo fiume doveva rappresentare una via di collegamento piuttosto veloce, almeno con gli approdi adriatici. E chissà che il corso d’acqua, provenendo da più lontano, non mettesse in comunicazione il sito di Monte Sannace con l’entroterra appenninico, ad ulteriore vantaggio dell’economia locale. Certo, l’idea di un fiume che scorre lungo l’arida Murgia coglie impreparati, ma – domandiamoci – era come la vediamo oggi la Puglia dei Peuceti, dei Romani, dei Normanni? Intorno a Gioia, come su tutta la Murgia, si stendevano foreste enormi entro cui serpeggiava più di un fiume. Poi nei secoli, un po’ le mutazioni climatiche, un po’ il disboscamento selvaggio (imposto da esigenze agricole), il suolo murgiano s’inaridì e l’acqua dovette cercare la via di fuga nel sottosuolo anziché in superficie. Per molti secoli in cima a Monte Sannace fiorì un vivace centro abitato ricco di edifici pubblici dal portico colonnato, case aristocratiche, officine, trappeti e botteghe (di figuli soprattutto). E tutt’intorno pascoli e foresta. E a valle un prezioso corso d’acqua. Perché cercare la fortuna altrove? Ne convennero tutti, dai primitivi ai Normanni. Ma erano altri tempi e tutto un altro (bel) vedere.

Italo Interesse


Pubblicato il 30 Giugno 2015

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio