Cronaca

L’ex presidente Di Liso continua la battaglia contro le “contraddizioni” di Emiliano

L’ex presidente della Prima circoscrizione, Saverio Di Liso (Idv), dimessosi dall’incarico poco più di un anno fa in aperto contrasto con l’Amministrazione barese, retta da una maggioranza politica dello stesso colore di quella che lo sosteneva alla guida dell’organo di decentramento amministrativo di Palese e Santo Spirito, non mola nel mettere in evidenza disfunzioni e contraddizioni del Comune di Bari con le ex frazioni a nord del capoluogo. Lo fa da cittadino, dopo essersi forse reso conto, precedentemente da Presidente della circoscrizione, dell’inutilità dell’istituto circoscrizionale e della impossibilità di tale organo amministrativo periferico a risolvere ai fini pratici i problemi dei cittadini. E, quindi, a dare risposte concrete per il territorio. Impossibilità confermata recentemente anche da una dichiarazione del commissario subentrato a Di Liso nella gestione della Prima circoscrizione, Luca Scandale, che attraverso le pagine del maggior quotidiano locale ha evidenziato: “La Circoscrizione è dotata di poteri limitati”. E Di Liso non si è lasciato sfuggire l’occasione per intervenire ancora una volta sull’argomento e mettere a nudo la scarsa attenzione o, forse meglio, il  disinteresse dell’Amministrazione comunale barese per le tante gravi problematiche presenti a Palese e Santo Spirito, a cominciare da quello più importante dei sette passaggi a livello, per risolvere il quale il Comune non solo non tiene conto dei pareri espressi in merito, nel corso degli ultimi quindici anni, dal consiglio circoscrizionale, accingendosi a mettere in atto un altro evidente “sfregio socio-urbanistico” (ndr – così definito dallo stesso ex-Presidente), ma addirittura contraddicendosi anche rispetto alle linee programmatiche esposte ed approvate in consiglio comunale ad agosto del 2009, vale a dire all’inizio del secondo mandato di Michele Emiliano da sindaco di Bari. Infatti, questa volta il pretesto per intervenire a Di Liso lo ha fornito la protesta di alcuni cittadini di Palese residenti in via Da Ponte, una parallela nelle vicinanze dell’ex Tiro a volo,  compresa tra la ss. 16 bis ed il lembo estremo verso Bari del vecchio aeroporto militare. Una zona, questa, in cui sono presenti soprattutto ville, ma anche abitazioni e laboratori di alcune aziende artigiane. Un pezzo di territorio di Palese che versa in condizioni di trascuratezza ed abbandono, come altre aree del territorio, sul quale il Comune di Bari non garantisce neppure servizi pubblici minimali, quali l’illuminazione pubblica, la fogna e l’igiene e la raccolta in loco dei rifiuti solidi urbani. Problemi atavici questi per quella zona, a cui ultimamente si sono aggiunti anche quello della sicurezza lungo l’unica via pubblica d’accesso al rione ed i frequenti furti nelle abitazioni e nei tanti campi coltivati del circondario, a causa della scarsa presenza in loco di pattuglie di perlustrazione delle Forze dell’ordine e financo di un occasionale servizio di vigilanza dei Vigili urbani, visto che l’area è interessata da frequenti via vai di extracomunitari ospiti del Cara, che dalla ss 16 bis, utilizzando la complanare d’accesso a via Da Ponte, entrano ed escono dal centro realizzato sulla vecchia pista d’atterraggio dell’ex aeroporto militare di Palese. In definitiva, un agglomerato residenziale urbano di cittadini baresi che contribuiscono con aliquote Imu, addizionale Irpef e Tarsu in misura uguale a quelli dei residenti di zone centrali della città, ma che ai fini dei servizi ricevuti dal Comune sono invece considerati cittadini di rango evidentemente minore. Ed, al riguardo, uno dei residenti di via Da Ponte evidenzia: “Noi abitanti di questa zona dovremmo pagare una Tarsu ridotta, perché l’Amiu non garantisce un regolare servizio di pulizia della strada, ma solo saltuariamente si vede qualche addetto all’igiene urbana, oltre che i cassonetti per la raccolta dei rifiuti sono praticamente inesistenti nelle vicinanze delle abitazioni, perché il più vicino è a più di 150 metri, che per regolamento comunale è la distanza massima a cui dovrebbe essere posto un cassonetto dall’utenza, per pretendere il pagamento a tariffa piena della relativa tassa rifiuti”. Ma non è solo questa la penalizzazione subita dai residenti di via Da Ponte, perché anche l’Imu è corrisposta a tariffa piena per degli immobili che sono praticamente svalutati di molto rispetto a quello che potrebbe essere il loro effettivo valore di mercato, se il Comune servisse adeguatamente questa zona. E, continuando, lo stesso residente aggiunge: “Qui per la costruzione delle ville sono stati pagati al Comune esosi oneri di urbanizzazione, ma a distanza di decenni non solo non c’è ancora la fogna o il gas metano, ma neppure un condotta pubblica dell’acqua”. E, poi, spiega: “Infatti, l’acqua corrente delle abitazioni è ancora allacciata alla vecchia condotta del cantiere, perché il Comune non ha mai provveduto a finanziare all’Aqp la costruzione della rete.” Ed in fine, lo stesso cittadino conclude: “Una speranza per uscire dal dimenticatoi in cui versa via Da Ponte, ma anche tante altre aree che hanno identici problemi, sarebbe stata la costituzione del Comune autonomo di Palese e Santo Spirito”. E, proseguendo, si lascia andare ad una considerazione finale: “Un’opportunità storica che molti di noi nel 2009, al tempo del referendum sull’autonomia non avevano ben capito, per cui non andarono neppure a votare”. Ed alla luce di tale considerazione è il caso di dire che chi è causa del proprio male, ora pianga se stesso. Altro che nascita dei Municipi, i residenti di via Da Ponte, per la verità, dovrebbero forse solo sperare in un nuovo referendum sull’Autonomia comunale di Palese e Santo Spirito.  

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 26 Novembre 2013

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