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L’ira dei dipendenti: le briciole a chi sperava nella Cassa Prestanza

La voce che le procedure concorsuali per salvare ciò che resta della Cassa Prestanza erano riprese dall’inizio di quest’anno e cioè quando i quattro (3+1) liquidatori nominati dal Presidente del Tribunale Civile di Bari hanno finalmente consegnato i loro conti e relazioni sulle finanze della stessa Cassa, s’è diffusa come un fulmine tra gli oltre mille e quattrocento dipendenti comunali tutt’oggi creditori dell’organismo mutualistico. E ora, in attesa di comunicazioni ufficiali ai dipendenti/creditori sul prosieguo del procedimento attivato dal Comune noto come legge sul sovra indebitamento (si parla della legge n. 3 del 2012 chiamata anche la “Salva Suicidi”) il malcontento è tornato a serpeggiare, appunto, tra quei dipendenti/iscritti che, specie quelli più anziani che hanno versato tra i 10 e i 20mila in veni/trenta o più anni di servizio, saranno solo le briciole che potranno recuperare. Chi ha fatto subito i conti di quanto potrà riavere alla conclusione della procedura concorsuale dopo le rapide consultazioni con i propri legali e consulenti, difatti, parla di un dieci per cento appena, mentre i più arrabbiati se la prendono anche con i colleghi/pensionati che hanno immediatamente attivato i contenziosi legali per il recupero, nei confronti del Comune. Arrivando a prosciugare sempre più il già misero bilancio dell’organismo mutualistico oramai caduto in disgrazia con le sentenze a raffica emesse dal Tribunale di Bari – in funzione di Giudice del Lavoro, ottenendo somme più che sostanziose (…tra i venti e i trentamila euro circa ciascuna, altro che dieci per cento del versato!), riconoscendo anche oneri e spese legali, col risultato di prosciugare –come detto – ciò che rimaneva nel Bilancio. Adesso, però, altro passo indietro, precisamente al 16 dicembre 2019, allorquando il Presidente della Cassa Nicola Notanircola (confermato anche liquidatore della fu Cassa Prestanza) trasmetteva al Sindaco Decaro la relazione delle attività svolte nei  primi sei mesi. Rappresentando un quadro la situazione “”tanto drammatica quanto complessa in cui versa la Cassa””. Oggi quel ‘deficit patrimoniale e strutturale’ torna a tormentare i dipendenti che per tanti anni hanno versato il loro ‘obolo’ con la segreta speranza di rivederlo più sostanzioso di prima, al momento del sospirato pensionamento. E invece? Altro che sospiri: l’incapacità della Cassa di soddisfare le proprie obbligazioni, nonché l’insussistenza dei presupposti per il ripristino dell’equilibrio patrimoniale e finanziario della Cassa stessa, “”…ha reso ancor più paradossale e amara la situazione, tanto più che anche  la speranza riposta in un intervento legislativo, in sede di legge di bilancio, è venuta meno””, metteva nero su bianco il Sindaco-presidente ‘pro tempore’, ridiventato bersaglio di critiche e contumelie, al Comune. E così non è rimasto altro da fare che mettere sicurezza, a tutela di tutti gli iscritti del patrimonio associativo della Cassa, ciò che resta…in Cassa. Vale a dire, circa tre milioni di euro o poco più, somme residue sulle quali, dopo il  lavoro di periti e liquidatori, potranno rifarsi gli iscritti. Ai quali, a quanto detto, non resterà che raccogliere un dieci per cento circa di quanto gli è stato prelevato – in percentuale rispetto allo stipendio – dalla busta paga ogni mese, dal momento dell’assunzione: una vera beffa, anzi un furto bello e buono di cui non risponderà nessuno….ingiustizia è fatta!

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 2 Febbraio 2021

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