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Oggi saranno noti i nomi dei candidati cosiddetti “impresentabili”

Oggi, stante a quanto preannunciato la scorsa settimana, la Commissione parlamentare Antimafia dovrebbe rendere noti i nomi dei candidati cosiddetti “impresentabili” alle regionali di domenica prossima. Secondo alcune indiscrezioni i pugliesi “impresentabili” alle elezioni sarebbero in tutto sei, di cui quattro nelle fila del centrosinistra e due in quelle del centrodestra. Però, verrebbe da chiedersi come mai la Commissione presieduta da Rosy Bindi (Pd) ha atteso l’ultima settima di campagna elettorale per far conoscere i nomi di candidati “poco raccomandabili” a ricoprire incarichi elettivi, com’è quello di consigliere regionale, per via di problema personale di cui è a conoscenza, attraverso gli atti, la Commissione antimafia? E sarebbe anche da chiedersi perché i componenti della stessa Commissione (che sono tutti rappresentanti politici!) non abbiano provveduto prima ad informare i rispettivi partiti ed evitare così che finissero in lista personaggi già interessati da vicende che li rendono “impresentabili” al voto passivo? Infatti, comunicare adesso i nomi degli “impresentabili”, che potrebbero anche essere eletti, sembra quasi che si voglia intervenire a gamba tesa nel bel mezzo della competizione elettorale, per favorire o sfavorire l’andamento della stessa ed, in particolare, per tentare di mettere fuori gioco qualcuno, gli “impresentabili” per l’appunto, per avvantaggiare qualcun altro. E questo, in democrazia, è un gioco non corretto, che non dovrebbe essere consentito ad alcuno ed, a maggior ragione, dalle Istituzioni di cui la Commissione parlamentare antimafia è, a pieno titolo, anche organo rappresentativo a tutti gli effetti. Ma la vicenda è forse ancor più delicata e complicata di come la si è presentata, perché se poi qualcuno dei sei candidati pugliesi che oggi potrebbe essere additato come “impresentabile”  dalla Commissione antimafia dovesse risultare, poi, eletto, allora di fronte ad un’Assemblea regionale composta da consiglieri di serie “A” perché “presentabili” ed a qualcuno di serie “B” perché “impresentabile”. Queste pseudo categorie sul piano formale godrebbero entrambe di uguale considerazione e rispetto istituzionale, su quello sostanziale no, perché l’operato degli esponenti della seconda verrebbe visto sempre con sospetto e, quindi, la loro libertà d’iniziativa istituzionale sarebbe fortemente compromessa rispetto a quella dei colleghi consiglieri di serie “A”. E questi sono solo alcuni dei dubbi e rilievi che possono essere sollevati alla preannunciata iniziativa della Commissione. Ora, però, attendiamo i nomi degli “impresentabili” e soprattutto le motivazioni con cui la Commissione presieduta dalla Bindy giustificherà l’iniziativa e la sua tempistica. Motivazioni che per quanto nobili e fondate, non potranno comunque prescindere dalla responsabilità della politica e dei politici che hanno ridotto le competizioni elettorali essenzialmente, e quasi unicamente, ad un mercimonio tra elettori e candidati, anziché a competizione di idee, programmi e valori. E ciò che è stato denunciato a Bari la scorsa settimana dal servizio giornalistico di una nota emittente televisiva locale ne è inconfutabile evidenza. Ma ancor più scandaloso ed abominevole della politica attuale sono le reazioni e le risposte che taluni esponenti di primo piano della politica pugliese, come il candidato governatore del centrosinistra Michele Emiliano, che anziché tacere su talune arcinote degenerazioni nei metodi di acquisizione del consenso da parte di molti candidati, od al più chiedere scusa alla comunità per questo genere di pratiche attuate con naturalezza e sfrontatezza, quasi che il “voto di scambio” fosse ormai un fatto lecito, ci si erige ancora una volta a paladino della legalità e della morale da fare, però, agli altri e mai a se stessi. Infatti, si chiedono in molti, come mai il pm-antimafia in aspettativa Emiliano, in politica attiva da oltre dieci anni, solo dopo il recente servizio del Tg Norba e la conseguente apertura d’indagine, si accorge del vergognoso fenomeno dei “conta e procacciatori di voti” a pagamento, schifandosi ed indignandosi sicuramente a scoppio ritardato? Si è mai chiesto prima d’ora il candidato governatore del centrosinistra, nonché segretario del Pd pugliese, oltre che (da non dimenticare!) magistrato in aspettativa, come mai nel suo partito ci sono consiglieri comunali baresi che lo scorso anno sono risultati eletti con oltre qualche migliaio di voti concentrati solo in una quindicina di sezioni? Infatti, considerato che in passato, quando ancora c’era il voto di preferenza alla Camera, in quegli stessi seggi un parlamentare socialista del posto al suo terzo mandato riuscì ad ottenere complessivamente poco più di 500 preferenze e l’onorevole Lattanzio (Dc), sempre in quelle stesse sezioni, conseguiva meno di 900 preferenze su oltre 4500 voti di lista al suo partito, allora vuol dire che  ultimamente nel modo di acquisire le preferenze da parte di certuni personaggi c’è qualcosa di non chiaro. O quantomeno di sospetto. E questo potrebbe essere solo uno dei casi. Forse dei più eclatanti, ma ce ne sarebbero anche moltissimi altri un po’ meno. Sta di fatto, però, che se Emiliano l’interrogativo sul fenomeno dei voti procacciati a “go-gò” con gli pseudo rappresentati di lista a pagamento non se lo è mai posto prima, ed ora però  si scandalizza, allora anche in questo c’è qualcosa di poco comprensibile per i comuni mortali. Infatti, come ironicamente sostiene qualcuno, di fronte a cotanta sfrontatezza e presunzione non si può non ricordare quel noto detto che “Il pesce non comincia a puzzare dalla coda, ma dalla testa”.                

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 26 Maggio 2015

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