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Pmi, al Sud e in Puglia resistono, cresce fatturato ma utili in calo

In uno scenario, che mostra un preoccupante aumento dei divari, per quanto riguarda il pil, tra Italia e resto d’Europa e soprattutto tra le regioni italiane del centro nord e quelle del sud, il settore produttivo delle piccole e medie imprese “mostra una resilienza importante”. E’ stato sottolineato questa mattina a Bari durante la presentazione di alcuni dati economici nel corso del focus territoriale Mezzogiorno-Puglia del Rapporto Regionale Piccole e medie imprese 2022 realizzato da Confindustria e Cerved, in collaborazione con Unicredit. Si tratta di un approfondimento sulla performance delle pmi pugliesi e del Mezzogiorno che ha l’obiettivo di stimolare un confronto con i vari soggetti pubblici e privati interessati, circa le proposte di politica economica.
Il Rapporto regionale Pmi 2022 analizza gli andamenti e le prospettive delle 160 mila società italiane che, impiegando tra 10 e 249 addetti e con un giro d’affari compreso tra 2 e 50 milioni di euro, rientrano nella definizione europea di piccola e media impresa e generano un valore aggiunto complessivo pari a 204 miliardi di euro. Lo studio tiene conto del perdurare del conflitto russo-ucraino e della persistenza dei rincari sul mercato delle materie prime. Le stime realizzate da Cerved evidenziano, infatti, che anche nel 2022 prosegue il trend di crescita del fatturato e del Mol delle piccole e medie imprese.
I fatturati reali, al netto dell’inflazione, crescono del 2,4% a livello nazionale e del 2,1% nel Mezzogiorno e in Puglia. Lo stesso si evidenzia per il Mol, la misura che indica la redditività aziendale, con un +2,9%, a livello italiano che registra un aumento più marcato nelle regioni del Sud (+3,7%) e in Puglia (+3,2%). Gli effetti del peggioramento della congiuntura, invece, si sono manifestati in modo più immediato su redditività netta e utili: il Roe, la redditività del capitale proprio aziendale, delle Pmi del Mezzogiorno risulta in calo di quasi un punto (dal 13,0% al 12,2%), contro una media Italia di -0,6 (dal 12% all’11,4%.  In forte aumento anche la quota di pmi che nel 2022 chiudono il bilancio in perdita (dal 9,4% al 25,4% nel Mezzogiorno).
L’analisi della demografia di impresa fa registrare un peggioramento del clima di business e una sorta di inversione di tendenza rispetto alla stabilizzazione osservata negli ultimi anni. In particolare, i tassi di natalità italiana nel 2022 risultano in flessione del 10,6% rispetto al 2021 (-10 mila nuove imprese in meno). A livello territoriale, il Mezzogiorno risulta l’area geografica più colpita (-13,2%), con la Puglia al 13,7%.
Il trend delle abitudini di pagamento delle pmi evidenzia anch’esso un peggioramento, con la quota di fatture non saldate che ritorna a crescere negli ultimi mesi del 2022. A dicembre 2022 la percentuale di mancati pagamenti è del 29,4% a livello nazionale, con il Mezzogiorno al 39,5% e la Puglia al 39,6%. In aumento anche il rischio prospettico delle pmi, misurato attraverso il Cerved Group Score: nello scenario più pessimistico la quota di pmi in classe di rischio potrebbero passare dall’8,2% al 9,0% a livello nazionale, con un impatto più rilevante nel Mezzogiorno (dal 10,3% all’11,6%) e in Puglia (dal 9,4% al 10,5%). Alla tavola rotonda sono intervenuti anche Emanuele Orsini, Andrea Mignanelli e Remo Taricani. ”Le imprese italiane stanno affrontando un nuovo scenario di complessità e incertezza, caratterizzato dal repentino rialzo dei tassi, che preoccupa le imprese e ne peggiora la situazione finanziaria già appesantita dall’ampio ricorso al debito necessario per rispondere alla pandemia e al caro energia e materie prime – ha rilevato Orsini, vicepresidente di Confindustria per il Credito, la Finanza e il Fisco.
“In questo scenario è essenziale sostenere i nuovi investimenti delle imprese, in particolare delle Pmi, che sono determinanti, insieme a quelli pubblici, per affrontare da protagonisti le transizioni epocali in atto e per colmare i divari di sviluppo dell’Italia, così da promuovere competitività e crescita non solo del Mezzogiorno, ma di tutto il Paese. Per questo – ha aggiunto – servono interventi tesi a sostenere la liquidità e favorirne l’accesso a strumenti di finanza alternativa. Vanno sfruttate appieno le leve strategiche rappresentate dalla politica di coesione e dal Pnrr, e si deve puntare su una riforma fiscale che favorisca gli investimenti, preservando le misure agevolative efficaci oggi esistenti, a partire dai crediti d’imposta 4.0 e da quelli per il Mezzogiorno e le Zone economiche speciali”.
”In uno scenario economico caratterizzato da sfide strutturali e nuove incertezze, è fondamentale intervenire nei processi strategici con decisioni data-driven”, ha detto Mignanelli, amministratore delegato di Cerved. “Per spingere il Paese verso la trasformazione digitale e sostenibile, Cerved mette a disposizione algoritmi e modelli decisionali basati su un patrimonio unico di dati, scoring e analytics”.
Infine, Remo Taricani, deputy head di UniCredit Italia ha spiegato che ”dal rapporto emerge come le imprese del Mezzogiorno mostrano una certa resilienza, ma sono quelle che rischiano di subire maggiormente gli effetti dell’attuale scenario geopolitico e dei rincari dei prezzi delle materie prime. Tuttavia, oggi per le imprese del Sud ci sono anche numerose opportunità da cogliere. Le banche in questo scenario giocano un ruolo rilevante per il sostegno all’economia. Noi, come UniCredit, vogliamo continuare a supportare i territori e a porci come interlocutore a sostegno del sistema produttivo locale”.


Pubblicato il 26 Aprile 2023

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