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Regione, sempre nel mirino i dirigenti esterni

Potrebbero dissotterrare presto l’ascia di guerra, i sindacati per contestare la politica di assunzione del personale ed organizzazione dell’Ente attuata prima dalla Giunta Vendola e adesso, anche se ai suoi albori, da quella guidata da Emiliano. Nel mirino, sia lo sblocco dei concorsi, sia l’attuazione della carriera verticale, concordata nel precedente contratto decentrato che doveva servire a dare nuova linfa agli organici regionali. Invece la regione prosegue nella politica di affidare incarichi dirigenziali “ad interim”, nominando dirigenti facenti funzioni senza una strategia ben precisa. “Si procede a tentoni, con decisioni in assoluto contrasto con le promesse dell’assessore di turno dopo le promesse mancate di chi s’era sempre scagliato contro l’organizzazione farraginosa del personale e la gestione clientelare, proclamando l’intento di restituire certezze delle regole ed una reale meritocrazia, provando finalmente a liberare le carriere dei dipendenti, condizionate da sempre dalla discrezionalità e dall’intervento dei partiti”, si poteva leggere nei comunicati dei rappresentanti sindacali più agguerriti, alla Regione Puglia. E in dieci anni di centrosinistra nelle stanze dei bottoni, sulle questioni del personale, nulla è cambiato rispetto al passato. Anzi, la situazione è peggiorata con il ricorso sistematico dell’amministrazione Vendola alle assunzioni a tempo con contratto di diritto privato, anche per periodi che andavano al di là della legislatura, con impegni di spesa enormi essendo tali contratti, per loro natura, notevolmente superiori a quelli dei dirigenti regionali. Un balzo nel passato: il contratto stipulato col “superesperto” economico chiamato dall’esterno dall’assessore al Bilancio Francesco Saponaro è solo uno dei tanti esempi che stanno scombussolando i rapporti fra dirigenti vecchi e nuovi alla regione. Insomma, personale nell’occhio del ciclone nonostante i tentativi di concertazione coi sindacati sugli ultimi piani assunzionali del personale, sono tutti falliti. O quasi. Eppure si trattava di progetti avviati subito l’elezione di Vendola e Minervini per risolvere finalmente i problemi di uomini ed organizzazione del lavoro in regione. L’assessore agli Affari del Personale, Minervini prima e Caroli dopo, avevano perfino espresso piena soddisfazione per il lavoro svolto ed il risultato raggiunto “…anche con il responsabile apporto delle organizzazioni sindacali di categoria”. Grazie a quegli accordi sarebbe stato possibile avviare la fase concorsuale d’amore e d’accordo alla regione, una fase tanto attesa, quanto sempre più avvolta dall’incertezza. Il piano regionale prevede un totale di 430 unità da assumere in dotazione organica, di cui 70 dirigenti, 60 funzionari di categoria “D”, 180 amministrativi di categoria “C” e 72 impiegati di categoria “B”. Eccezione fatta per i 60 posti per funzionari di “D”, che dovrebbero essere tutti esterni in ottemperanza ad una decisione del Giudice amministrativo, per tutti gli altri posti messi a concorso la metà è riservata agli interni e l’altra metà per gli esterni all’amministrazione regionale. L’attuazione del Piano assunzionale dovrà partire il più presto possibile per concludersi, se non ci saranno intoppi, ma il tempo passa e le nuvole incombono fra i “reduci” rimasti in regione. Dopo l’esodo di oltre quattrocento dipendenti regionali, infatti, di cui ben centoquaranta dirigenti, è ricominciato il sistematico ricorso ai dirigenti esterni. Molti scelti, inutile nascondersi, in base alla tessera e ai servigi resi durante la campagna elettorale che hanno condotto prima l’ex parlamentare comunista e poi il suo degno successore sulla poltrona più alta della regione, anche se questo in regione pochi hanno il coraggio di dirlo apertamente. 

 

Francesco De Martino

 

 


Pubblicato il 28 Novembre 2015

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