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Svanito il dramma-retrocessioni, ma per complimentarsi, ce ne vuole….

Chissà se finalmente, stando almeno a quel che hanno scritto i giornali nei giorni scorsi sugli esiti di concorsi vecchi e nuovi, avrà ancora buoni motivi per sorridere, l’assessore pugliese al Lavoro, Personale e Organizzazione Leo Caroli. Il quale, almeno per adesso, sarà comunque felice per aver messo in Cassa qualcosa come 700 mila e passa euro sgorgati dalle tasche dei laureati e disoccupati che hanno deciso di versare 20 euri ciascuno pur di sostenere il prossimo concorso. Parliamo di qualcosa come 35 mila ‘illusi’ che, ad onta della brutta fama che hanno le procedure concorsuali nelle pubbliche amministrazioni, hanno versato il suddetto balzello per dare la caccia anche loro ai duecento posti banditi dalla Regione Puglia per dotarsi di funzionari tecnici (settanta) e amministrativi (centotrenta); un concorso che tanto fa, ha fatto e farà sicuramente discutere. Ma più che per i tantissimi denari introitati e che presto o tardi dovranno essere girati al Formez – centro servizi, assistenza e formazione investita dall’Ente di gestire le prove – un buon motivo di soddisfazione Caroli l’ha trovato nella sentenza del Consiglio di Stato che ha cacciato finalmente – e una volta per tutte – i fantasmi svolazzanti sulle teste di quei cinquecentosessantuno funzionari ‘storici’ della Regione Puglia che dal lontanissimo 1999 vedevano appunto aleggiare – …molti di loro giunti alle soglie del pensionamento  – il rischio di perdere il posto di lavoro. La storia famigerata è quella dei dipendenti a rischio retrocessione causa l’applicazione della legge di stabilizzazione che imponeva l’applicazione di tutte le sentenze della Corte Costituzionale. In particolare quella che contestava la mancata riserva all’esterno del 50 per cento dei posti disponibili nel concorso svolto all’interno dell’Ente nel 1998 per accedere al livello superiore. Si trattava di una situazione paradossale che ha messo in discussione funzionalita’ della macchina amministrativa regionale, con il rischio reale d’una paralisi completa dell’attività. Tutto vero, ma l’assessore al Lavoro, prima di sperticarsi in lodi, elogi e battimani a dirigenti, funzionari e dipendenti del suo Servizio, farebbe bene a informarsi su come sono andate veramente le cose. Per dirla tutta, sono così motivati i complimenti per quelli che dalle stanze di via Celso Ulpiani, dove ha sede l’assessorato al Lavoro e Risorse Umane, si sono occupati della vicenda? Sì, insomma, si sono così dati tanto da fare per salvare il c…dei colleghi, oppure non è andata proprio così? Spieghiamo meglio dunque e senza andare nemmeno lontano nel tempo: tra 2011 e 2012, in realtà, chi tirava le leve del Servizio Personale ha attivato tutte le varie procedure per condurre in porto quei tanto temuti procedimenti di retrocessione, allo scopo di liberare posti assai ambiti per la sistemazione delle centinaia di dipendenti precari. Coloro, tanto per capirci, con contratti a tempo determinato e cioè circa seicento posti che facevano gola ai vari consiglieri regionali di centrosinistra, in primis Losappio e compagni del Gruppo ‘Sinistra Ecologia e Libertà’, fedelissimi del governatore gentile. E per capirlo basterà ricordare che proprio in quei due anni l’assessore al Personale dell’epoca Maria Campese e il direttore d’Area Bernardo Notarangelo, si trovarono a fronteggiare una specie di insurrezione tra i dipendenti dell’Ente, in conseguenza di quella maledetta sentenza della Consulta su retrocessioni giunte, oramai, in esecuzione. Un caos che tracimava un mix di rabbia, indignazione e panico tra il personale interessato, dipendenti ‘storici’ che, come detto, erano entrati nell’Ente a mezzo concorsi pubblici e non a ‘volatili’ selezioni via Internet. Eppure oggi pochi ricordano che soltanto il senatore Antonio Azzollini (Popolo della Libertà) in pieno accordo “bipartisan” con l’assessore Maria Campese (Rifondazione Comunista) riuscirono a bloccare l’indecente disegno di cui sopra con una legge di stabilità nazionale (decreto milleproroghe 2011 convertito nella legge n. 14/2012) mettendoci già allora la parola fine. Come rilevato l’altro giorno nell’ultimo sigillo dei giudici amministrativi del Consiglio di Stato, ultimo e decisivo grado. E allora, quali complimenti alla dottoressa Gattulli e collaboratori, se in realtà la storia è ben altra da quella di chi oggi dispensa elogi e battimani su giornali e tv locali? Prima di elargire questi attestati, specie se responsabile della funzione di indirizzo in un ente come la Regione, dovrebbe informarsi. E magari – se avanza…- applicare leggi, regolamenti e norme, ricordandosi, ad esempio, di far parametrare meglio la tassa di partecipazione ad un concorso e degli obblighi assunti da un ente nei confronti dei vincitori d’un pubblico concorso che da oltre mezzo anno –precisamente da settembre 2013 – aspettano d’essere assunti. Pur avendo acquisito – come direbbero avvocati interni tanto bravi per l’assessore Leonardo Caroli – un diritto certo e inoppugnabile….  

Francesco De Martino


Pubblicato il 29 Aprile 2014

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