Cultura e Spettacoli

Un burlone, un furbastro, un maniaco?

Il 25 giugno del 1726 nasceva a Bari Alessandro Maria Calefati, archeologo, storico, linguista e uomo di chiesa (fu vescovo a Oria, dove morì nel 1793). Nonostante gli importanti incarichi ricoperti, anche prima di calzare la mitra, la fama di quest’uomo è legata ai numerosi ‘falsi’ che produsse. I falsi di Calefati furono sia storici che ‘diplomatici’. I primi consistono nella costruzione di storie del tutto inventate, pur in riferimento a fatti storicamente documentati. I secondi hanno per oggetto documenti mai emanati ed attribuiti a pubbliche Autorità o a rappresentanti della stessa. Il più clamoroso falso storico di Calefati è il manoscritto contenente la ‘Historia translationis mirificae imaginis S. Mariae Constantinopolitanae’, che un certo prete Gregorio, personaggio di pura fantasia, avrebbe scritto nell’anno 892 per raccontare l’arrivo a Bari, il 3 aprile 733, dell’Odegitria, la miracolosa immagine della Madonna di Costantinopoli. Quanto ai falsi diplomatici, spicca il documento provante la fondazione di Francavilla Fontana al 14 settembre 1310.  Era un burlone questo Calefati o un furbastro che sfruttava le sue ‘creazioni’ per cavarne utile? Da quest’ultimo punto di vista la sua carriera potrebbe averne tratto notevole giovamento (si pensi al sapiente utilizzo di inesistenti bolle papali che, essendo ancora nel Settecento manoscritte in unica copia, potevano essere duplicate attraverso un semplice esercizio di ricopiatura). Che avesse invece costui una natura bipolare? Si pensi ad un cultore della storia talmente appassionato da avere bisogno di ‘rimodulare’ la stessa per renderla più confacente ad un’idea personale di giustizia e di conseguenzialità logica… E’ interessante cosa scrive Armando Perotti di Calefati, che definisce “uomo inclinato a creare di sana pianta fatti storici e leggende… un maniaco pronto ad errare, volente o nolente”. E’ una faccenda complicata. A sciogliere l’enigma avrebbe sicuramente contribuito la lettura delle sue opere. E invece ci sono rimaste solo quelle di minor pregio come ‘Gli elementi particolari della storia d’Italia e della cronologia universale sacra e profana’ e ‘La vita di Giulio Lorenzo Selvaggio’. Il meglio della produzione del Calefati andò perduta, insieme a un’importante raccolta di cimeli, quando nel 1770 la barca che trasportava tutti i suoi averi da Taranto a Napoli venne depredata. Ma tanto non schioda altro noto studioso, Cesare Teofilato, dalla schiera dei tanti che si fecero un’opinione negativa del canonico barese. Per lui Calefati fu un “impostore e interpolatore di documenti”, un “emerito falsificatore di pergamene”, un autore di “svariate imposture”.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 25 Giugno 2015

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