Cultura e Spettacoli

Vascelli spaziali, robot celesti

Sfogliando negli archivi del Centro Italiano Studi Ufologici è emersa a proposito della nostra regione un’analogia interessante. Tre episodi, occorsi il primo nel 1950 e gli altri nel 1963, si avvicinano per le ridottissime dimensioni dell’oggetto non identificato, che in due circostanze è stato osservato assai da vicino. Il 29 marzo ’50, in Contrada Falascuso, ad un’ora compresa tra le 18 e le 19, nelle campagne di Ceglie Messapica, un agricoltore mentre stava all’interno del proprio trullo notò provenire dall’esterno una potente e anomala emissione luminosa. Uscito, vide qualcosa di simile a “due ombrelli contrapposti” e delle dimensioni di m. 1,70 di altezza e di cm. 80 di larghezza “che si alzava e si allontanava da terra”. Il fenomeno fu confermato sia da un vetturino che da altri due contadini. Il secondo incontro ravvicinato ebbe luogo a San Pietro Vernotico alle 23 del 14 gennaio ’63. Un uomo (le generalità di queste persone sono sempre ‘oscurate’), attratto dall’irrequietezza degli animali all’interno di una rimessa poco lontano dalla sua abitazione e adibita a stalla, andò a controllare. All’uscita dalla stalla, dove aveva trovato tutto in ordine, scorse un oggetto luminoso che, proiettando un fascio di luce verso terra, scendeva verso uno spiazzo distante una trentina di metri. Disse che la parte inferiore della “cosa” aveva una profondità di circa 70 cm. mentre la parte superiore presentava una cupola trasparente. Poco dopo l’oggetto “a velocità incredibile” si allontanava in direzione di Brindisi. Per l’ultimo caso dobbiamo spostarci a Putignano (e qui facciamo osservare come questa città sia posta sullo stesso asse che la collega alle altre due località…). Alle 21 del 19 marzo ’63  due testimoni osservarono ad un’altezza di 7-800 metri un oggetto “a forma di mezza luna allungata e di color argento” grande quanto un aereo da trasporto dal quale scaturiva una fascio di luce verde-azzurra ben definita nei suoi bordi che, con un movimento oscillatorio di 180°, illuminava la campagna sottostante. Dopo un poco, ai lati dell’ufo, giunti non si sa da dove compravero altri sette piccoli oggetti di colore rosso scuro. Trascorso qualche attimo, mentre il fascio di luce cominciava a “rientrare”, i sette piccoli oggetti “entrarono” nell’oggetto più grande che si allontanò rapidamente… Mettendo in parallelo le cose, qui sembra si parli di ‘mezzi’ inadatti al trasporto di equipaggi di umanoidi, a differenza di veivoli-madre a cui, come nel caso di Putignano, essi potrebbero fare riferimento. In altre parole, un vascello spaziale impossibilitato ad atterrare per raccogliere campioni minerali, botanici, animali e magari anche umani, manda avanti allo stesso scopo uno o più robot. Dopotutto, non ha fatto così anche l’Uomo prima di mettere piede sulla Luna o su Marte? E ancora l’Uomo per monitorare in sicurezza teatri di guerra o aree radioattive, tossiche oppure devastate da cataclismi non impiega micro aeromobili a pilotaggio remoto? Più che veri e propri ufo, forse a San Pietro, a Ceglie e Putignano operarono droni di origine extraterrestre.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 6 Agosto 2014

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