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Alte professionalità, dirigenza e dipendenti storici: tutto rinviato al 2018

Si profila un anno 2018 memorabile per i soli precari al servizio della Regione Puglia, finalmente stabilizzati dopo aver lavorato con contratti a termine o diversi per lunghi, anzi lunghissimi periodi, col miraggio del posto fisso. Ma a parte questo, è infinita la serie di questioni avanzate dalle organizzazioni sindacali e mai affrontate dall’ente guidato da Michele Emiliano e Antonio Nunziante, con un quadro normativo che consente purtroppo di restare sul vago a chi siede ai tavoli delle trattative, a cominciare dalla questione della valorizzazione del personale. Questione che per gli addetti della Regione Puglia è diventata tanto più urgente, quanto lungo è il tempo in cui, per le questioni le più diverse, c’è il trucco/temporeggiare da parte degli amministratori succedutisi al timone dell’Ente. Se il piano triennale dei fabbisogni, discusso coi rappresentanti di Cgil, Uil e Cisl nell’incontro del 4 settembre scorso ha rappresentato praticamente una regione in buona salute, tanto da essere una delle cinque regioni che rientra nelle strettorie del costo del personale d.lgs 50/2017 e può addirittura vantare il 75% del “turn over”, consentendo un gran numero di assunzioni e stabilizzazioni, la stessa cosa sembra invece non valere per un personale storico che in questi anni sacrifici ne ha fatti ma non ha visto realizzare gli obiettivi minimi di una verticalizzazione oggi consentita invece con il decreto Madia, all’art. 22 c. 15, per il triennio 2018/2020. Passaggi di area che potranno attuarsi, stante una migliore utilizzazione degli spazi occupazionali o aprendone altri, tramite quell’esonero per cui erano state accantonate delle risorse e che dovremmo tornare a riconsiderare. Altra questione rilevante e attinente alla valorizzazione del personale per i rappresentanti dei lavoratori rimangono le progressioni orizzontali. Recuperato il meccanismo, sempre mediante il d.lgs 75 e il vecchio salvaroma, per ammortizzare il debito che incombeva sul fondo del comparto, ai vertici regionali è stato chiesto da oltre due mesi che si proceda alla destinazione di quel fondo affinché si possa restituire la possibilità – a chi è in possesso dei requisiti previsti – di accedere a un beneficio che restituisce la possibilità di un riconoscimento di miglioramento professionale, assente ormai da anni. Nel discorso più ampio della valorizzazione del personale, rivendicato a più riprese anche dai sindacati autonomi, possono senza dubbio rientrare le già rappresentate esigenze del personale delle biblioteche di Foggia e del nucleo di vigilanza ambientale di Lecce, di aumento delle ore da part-time, nella misura in cui non inciderebbero sui numeri complessivi del piano assunzionale. Condizione che consentirebbe agli stessi di prestare al meglio anche il loro apporto professionale, come ha già messo in evidenza la Fp/Cgil. Altra questione urgente, che rientra nella più generale riorganizzazione complessiva dell’Ente, è la situazione in cui versano le periferie, sempre più spogliate di responsabilità e che sono sempre più marginalizzate a fronte di una centralizzazione dei riferimenti. <<Assistiamo a una mancata se non un penalizzazione delle professionalità esistenti e al contempo non conosciamo la prospettiva che la Regione si propone delle sedi provinciali, prive anche di una catena di comando. Pertanto chiediamo chiarezza>>, hanno messo nero su bianco in un lungo comunicato le segreterie di Cgil, Cisl e Uil. Inoltre, malgrado siano state avanzate una serie di nodi critici riguardanti le istanze della dirigenza regionale, senza considerare che assistiamo ormai a condizioni strutturali di incarichi ad interim (su una dotazione organica di 230 dirigenti, la regione continua ostinatamente a contarne 130) a scapito dell’efficienza dell’Ente stesso. Per non parlare dell’utilizzazione delle professionalità, su cui sono state sollevate un nugolo di obiezioni ancora senza risposta. Anzi, con l’unica risposta del rinvio, di mese di mese, di anno in anno. Aspettando una ristrutturazione dell’organizzazione regionale dirigenziale (piano ambidestro M.A.I.A.) e del personale che ancora non arriva. E forse non arriverà nemmeno con questa legislatura, partita almeno a parole con ben altre ambizioni e intenzioni…

 

Antonio De Luigi

 

 

 

 


Pubblicato il 28 Novembre 2017

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