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Ecco la povertà: lungomare da cartolina, dietro quei capannoni dove stanno le prostitute…

prostitute…

È caduto nel vuoto l’appello della famiglia Marcato, padre e due figli di cui una ha partorito da poco, ad avere assistenza e un tetto dai soliti enti pubblici assenti, costretti come sono a vivere in un tugurio di pietra dietro ai capannoni sul lungomare di Cagno Abbrescia, proprio là dove ogni sera battono le ragazze rumene. Da due anni, nonostante impegni, assistenti sociali e promesse, Giuseppe e Nico, occupano quei gelidi trenta metri quadrati di quella che per loro doveva essere solo una sistemazione provvisoria, dentro, anzi sotto a una catasta di pietre come ai tempi della Preistoria. Nascosti alle auto dei baresi che sfrecciano su quel lungomare (d’altronde meglio non vederla, quella povertà di stenti che stenti a credere esista…) da cartolina che piace tanto a sindaci e candidati sindaci. Un tugurio che manco il postino ci arriva, nonostante i Marcato ci abitino da due anni –come detto- con i materassi sfondati, i servizi igienici che non esistono e la roba gettata alla rinfusa vicino a una vecchia stufa di rame dove mancano perfino le bombole del gas, per combattere il maledetto freddo. Già, dietro quei capannoni attorniati da altri tuguri a poche centinaia di metri di distanza dove abita qualche famiglia rom che traffica e vive di elemosina e furtarelli là vicino, a gennaio – ma anche a febbraio e a marzo…- ci farà un freddo cane e i nostri due poveracci continueranno a raccogliere la cera delle candele in qualche ciotola, per non sentirlo troppo. Il Sindaco Emiliano sa tutto, ma che fa? E l’assessore ai Servizi Sociali, Ludovico Abbaticchio? La graduatoria comunale per l’assegnazione degli alloggi provvisori come per legge, che dovrebbe essere stata chiusa il 31 dicembre scorso e resterà in vigore per i prossimi sei mesi, vede i Mercato sistemati nella schiera degli utenti con dodici punti in graduatoria, ma nessuno sa se, quando e a chi saranno assegnati quegli alloggi. Nico Marcato, poco più di vent’anni, ci guida alle tre di pomeriggio nella catapecchia –… e fa già freddo- ci parla del muco scuro che gli esce dal naso di mattina presto, quando si alza dopo aver respirato le esalazioni della stufa – quelle poche volte che è accesa…- o della cera delle candele. Giuseppe, il padre, non sa più cosa fare: «Io e i miei figli, soprattutto  quella che ha appena partorito  e per fortuna ora sta a casa di parenti, abbiamo bisogno di una casa vera. L’assessore Abbaticchio aveva promesso di risolvere il mio caso, ma adesso mi ha mandato a dire che il suo mandato è scaduto per le elezioni e quindi non può fare più niente. Anche il Sindaco mi evita. Anzi, una delle ultime volte che ci siamo incontrati, m’ha detto chiaro e tondo che al Comune di Bari….non hanno più bisogno di morti di fame. Sì, proprio così mi ha detto>>. Forse per trovare una soluzione in questa Città senza pietà i Marcato dovrebbero andarsene dal lungomare, lasciare quella stamberga buia, stretta e piena di muffa <<…per andare a vivere con mia figlia sotto i ponti?». Eppure in questa città ipocrita e senza pietà c’è qualcuno che si sta facendo in quattro per loro. Come l’ex consigliere circoscrizionale Nicola Detoma che tiene i rapporti con qualche organizzazione ‘onlus’ o come Sabino De Razza e Donato Cippone, i due ex consiglieri comunali che li stanno aiutando cercando di attirare l’attenzione di politici e amministratori. “Capanna-Marcato”, Bari, Lungomare Di Cagno Abbrescia, n 19….meglio non vedere e far finta di non sapere.

 

Francesco De Martino   


Pubblicato il 15 Gennaio 2014

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