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“Il Comune considera i contribuenti come un bancomat”

L’Amministrazione comunale considera i contribuenti baresi come un “bancomat” da cui prelevare ogni qualvolta i conti in cassa al Comune non tornano. E’ questa l’idea che alcuni contribuenti hanno a Bari del governo cittadino dopo l’ultima manovra tributaria 2022/2024, approvata dall’Assemblea di corso Vittorio Emanuele e con cui il Consiglio comunale, in accoglimento dell’indirizzo amministrativo dell’esecutivo Decaro, ha autorizzato ulteriori incrementi di imposte e tasse locali e, in particolare, la Tari. Ossia la tassa per la raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, che – come è noto – nel capoluogo pugliese, già prima del recente aumento, risultava a livelli record con le tariffe per metro quadro nel settore, rispetto a quella di molti altri grandi centri italiani. Infatti il Comune di Bari in Italia non primeggia soltanto per avere in taluni sondaggi il proprio sindaco tra i “più amati” dai propri concittadini (ndr – ultimamente, però, sceso dal primo al terzo posto nella classifica), ma risulta soprattutto tra le realtà italiane con le più alte aliquote in campo di tributi ed oneri locali (addizionale comunale Irpef, Imu, oneri urbanistici, ecc.). “E – ha commentato ironicamente un cittadino barese del V Municipio di decentramento amministrativo – nonostante questo triste primato, l’amministrazione Decaro piuttosto che tagliare gli sprechi e razionalizzare la spesa, continua con la politica degli aumenti generalizzati dei tributi ed oneri, che si ripercuote negativamente sule tasche di famiglie ed imprese della nostra città”. Tra l’altro, in un momento particolarmente difficile per il nostro Paese, a seguito delle note situazioni di crisi geo-politiche globali, oltre che di ristrettezze finanziarie determinate da tre anni di emergenza sanitaria per il Covid e da un’inflazione ormai fuori controllo. “Però, – ha poi esclamato lo stesso cittadino – il sindaco Decaro lo scorso anno, da presidente dell’Anci, ha pensato bene di sollecitare il governo Draghi a far introdurre nella legge Finanziaria del 2022 gli aumenti per le indennità dei sindaci, assessori e presidenti di consiglio comunale, dimenticando invece di chiedere misure atte a limitare spese inutili e spechi di ogni genere da parte degli enti locali!” Aumenti, questi, che – come è noto – sono stati introdotti a partire dal 1° gennaio scorso e che si incrementeranno ulteriormente il 1° gennaio 2023 ed ancora a gennaio del 2024, quando l’indennità dei Primi cittadini dei capoluoghi di regione, come nel caso di Bari, a regime sarà equiparata a quella di un Presidente di Regione. Ma le critiche e le lamentele nei confronti dell’Amministrazione barese non riguardano soltanto l’aumento della pressione fiscale in un momento particolarmente difficile per i contribuenti, piuttosto che il taglio delle spese inutili e, quindi, superflue, come ad esempio il mantenimento in vita dei facoltativi e dispendiosi organi politici di decentramento amministrativo (Consigli e presidenti di Municipio), che a Bari – come si ricorderà – da oltre quarant’anni non sono mai stati utili agli scopi per cui erano stati istituiti. Per di più, dal 2010 tali organi di decentramento non sono più obbligatori per i Comuni con più di 100mila abitanti, come in passato, e per quelli con popolazione superiore a 250mila la loro presenza è facoltativa. Vale a dire, l’Amministrazione comunale può decidere di abolirli, facendo a meno dei pareri consultivi ad essi attribuiti e sostituendoli, eventualmente, con quelli di delegati sindacali o di semplici consulte rionali non retribuite, introdotte con apposito regolamento comunale. Ma su tale tema a Bari né l’amministrazione Decaro, né la blanda ed impercepibile opposizione pentastellata e di centrodestra sembrano interessate ad un contenimento di sprechi di denaro pubblico sul fronte dei costi della politica. Per cui, quando i conti del Comune non quadrano, l’asticella della pressione fiscale e degli oneri urbanistici continua a salire. E che salita! Gli ultimi aumenti degli oneri urbanistici sono stati decisi dal sindaco Decaro, nel silenzio generale anche delle opposizioni, con una delibera di Giunta del 24 dicembre 2021. Ma se a Palazzo di Città le opposizioni tacciono, a far sentire le voci di protesta sono i cittadini attraverso le pagine social. Infatti, dopo i recenti aumenti della Tari, una comunità particolarmente rumorosa contro tali incrementi a discapito della collettività barese è quella del Municipio di Palese e Santo Spirito. Dove, tra l’altro la raccolta differenzia ha raggiunto percentuali ragguardevoli, tanto da essere definita “virtuosa” dalla stessa Azienza che espleta il servizio, ma i benefici fiscali per tale risultato finiscono per essere vanificati dall’appartenenza a Bari di detto territorio. Difatti, si legge in uno dei post dell’ex consigliera pentastellata del V Municipio barese, Francesca Maiorano (dimessasi lo scorso anno – caso unico in tutti i 5 Municipi baresi, insieme a quello del collega che gli doveva subentrare, Michele Matera – dall’incarico per la sostanziale inutilità delle funzioni affidate), che rileva: “La questione Tari dovrebbe portare a riflettere ancora una volta sulla convenienza a lungo termine di cui godremmo diventando Comune autonomo, in quanto risulteremmo fra i Comuni più virtuosi della città metropolitana di Bari, anche della stessa Bari, comune capofila della Città metropolitana”. Per poi commentare ironicamente: “evidentemente ad alcuni nostri concittadini non interessano gli aumenti che subiscono maggiormente le famiglie monoreddito o senza reddito e per cui continuano a sostenere e difendere l’indifendibile, pur essendo sotto gli occhi di tutti la gestione fallimentare dei rifiuti da parte del Sindaco dei Sindaci d’Italia Antonio Decaro”. E concludere con un altro importante rilievo: “Sul sito dell’Amiu da anni non compare la Carta dei Servizi e per cui il cittadino non può neanche rendersi conto dei suoi diritti”. Però, esclama in fine la ex pentastellata palesina: “il Sindaco dei Sindaci d’Italia se ne infischia della mancata trasparenza di una sua azienda partecipata e chiede sfacciatamente ai cittadini l’aumento della Tari”. E non solo di questa! Ma evidentemente, come recita un noto motivo canoro di Orietta Berti, a Bari “finché la barca va” il sindaco Decaco “la lascia  andare”.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 8 Luglio 2022

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