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La Fiera sempre appesa a un filo. E adesso potrebbe arrivare Marida Dentamaro…

Sulla gestione fallimentare dell’Ente Fiera del Levante di Bari, che da un po’ di tempo tiene sempre banco nei discorsi della politica locale, si sono puntati daccapo gli occhi di tutti. Per capire o cercare di capire com’è possibile che da qualche anno i bilanci stanno accumulando debiti milionari che crescono a vista d’occhio e sui quali tutto c’è, salvo che la chiarezza o la sterzata risolutiva. Se fino a quattro anni or sono pareva, infatti, che il debito consolidato si fosse attestato sui quattro-cinque milioni di euro, ora nel giro di poche settimane s’è passati addirittura a quasi venti, dei quali una decina di debiti accumulati nei confronti dei vari fornitori, altri quattro alle banche e altri quattro ancora di bilanci negativi. Vale a dire mancati introiti per fiere e manifestazioni che saltano come birilli anche all’ultimo momento, com’è capitato al salone della Nautica non più i qualche settimana fa. E qualche anno fa perfino la Procura barese ha cercato di capire cosa succedeva negli uffici della Fiera, quando alla fine del 2010 ci fu qualche ‘blitz’ per sequestrare pile di documenti con indagini che alla fine, però, non hanno prodotto ancora niente di concreto. Anche allora, come oggi, si sprecavano critiche e articoli di stampa sulle scelte sballate d’un ‘management’ che produceva sperperi, assunzioni e favori dettati dalla solita politica affamata e senza scrupoli. E anche allora ci fu chi, come oggi, sperava che un’inchiesta della Procura potesse servire a risolvere quei problemi di risanamento (nel 2009 le perdite erano di 4,7 milioni) e rilancio d’una Fiera che, invece, dovrebbe toccare proprio alla politica rimettere in carreggiata. Il gatto che si morde la coda, insomma, visto che politici e amministratori continuano a mirare alle poltrone da occupare (chi deve prendere il posto del dimissionato Viesti) alle aziende da favorire (una grossa concessionaria di auto che salda gli spazi occupati per la Campionaria quando vuole, mentre dal sito sono spariti proprio i prezzi per le esposizioni) i viaggi all’Estero (spese per diarie e trasferte quasi triplicati) e sperperi vari (in magazzino sono state buttate quasi duemila magliette della 75° edizione) come niente fosse. Se ancora non si sa, per esempio, quant’è costato l’ultimo viaggio a Francoforte per l’Imex, a Barcellona a fine 2012, quando nella lista dei partenti c’era anche il direttore generale, la spesa è stata di ben 56 mila euro per appena quattro giorni, davvero troppo. Ma come si arriva a perdite di bilancio così pesanti, da sfiorare i 20 milioni di euro, conducendo la cara, vecchia Fiera dei baresi sull’orlo d’un precipizio che nemmeno più i soci fondatori (Regione controllore, Comune, Provincia e Camera di Commercio di Bari enti fondatori ) hanno intenzione di evitare? Arriveranno anche questa volta iniezioni di finanziamenti e rifinanziamenti che in passato hanno evitato il ‘default’? A pesare moltissimo sul bilancio, inutile dirlo, le assunzioni di personale che negli anni hanno portato gli attuali dipendenti a sessantanove, tra funzionari, impiegati e dirigenti. Con la gestione del prof. Gaetano Piepoli (sbarcato da poco in Parlamento con la Lista Monti) s’è però battuto sicuramente qualche record. Con lui presidente, vale la pena ricordarlo, furono assunte ventitré persone: cinque autisti (ora ne è rimasto uno, relegato in ufficio, visto che le auto si noleggiano) un paio di vigilantes, una mezza dozzina di impiegati e addirittura dieci contrattisti formazione-lavoro. Tra loro i soliti parenti di politici, notabili e arcivescovi, che dopo essere stati anche promossi col livello superiore, sono stati ‘graziati’ con succulentissimi esodi incentivati che ancora oggi gravano sul bilancio della Fiera. Ora il direttore Volpicella racconta di voler tagliare i rami secchi, ma da dove comincerà, se la giostra della assunzioni con contratti a termine (passati dopo qualche tempo a tempo indeterminato) continua a girare, mentre il contenzioso del personale aumenta e pesa tantissimo con gli annessi incarichi a peso d’oro ai soliti grossi studi legali? Facile dire che si vuol ripartire da zero, cancellare la vecchia e superata Fiera puntando sul rilancio d’un megacentro congressi ancora sottoutilizzato (a proposito, a che è l’indagine su quel rogo doloso che pareva averlo distrutto ancora prima di farlo partire?) che stenta a decollare e su altri affari tipo Eatitaly. Nel frattempo i ‘rumors’ della politica di cui sopra sono sempre gli stessi attorno alla Fiera. E cioè concentrati tutti sul nome del nuovo presidente che dovrebbe essere l’avv/prof. Marida Dentamaro, tornata nel suo studio professionale dopo l’esperienza in Giunta con Vendola. Un altro docente universitario, insomma, dopo le esperienze non certo esaltanti di Lacirignola e Viesti. Coi soliti gufi per i quali, si sa, non c’è due….povera Fiera!

 

Francesco De Martino            


Pubblicato il 28 Maggio 2013

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