Primo Piano

Le ombre della politica sulla “ratio” del nuovo piano ospedaliero pugliese

Il nuovo piano di riordino ospedaliero, approvato lo scorso 29 febbraio dalla Giunta regionale pugliese, non è ancora stato inviato a Roma al ministero della Salute per essere sottoposto al vaglio del Comitato tecnico-scientifico, che già si sono addensate le prime ombre sulla “ratio” con cui il piano stesso è stato elaborato da parte del competente Dipartimento della Regione Puglia. Ombre che, secondo alcune indiscrezioni, sarebbero dovute alle solite interferenze e favoritismi politici messi in atto da “Chi conta” nel Palazzo regionale barese del Lungomare Nazario Sauro. Infatti, sempre secondo voci circolanti nei corridoi dell’assessorato regionale alla Sanità, il piano ospedaliero varato all’inizio della settimana dalla giunta Emiliano é diverso da quello inviato a Roma lo scorso a gennaio e sul quale il governo nazionale aveva già espresso riserve. E già questo non ha prodotto buone reazioni a livello ministeriale, tanto che le prime notizie arrivate sul tavolo del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, farebbero ritenere inadeguato il riordino ospedaliero presentato dal neo governatore pugliese, Michele Emiliano. E, quindi, è probabile che sia il governo ad apportare ulteriori tagli al riordino varato recentemente dal consiglio regionale. D’altra parte, a Bari già si vocifera che, se ciò dovesse accadere, non sarà di cero una sorpresa. Anzi, corre voce che la giunta Emiliano, così facendo, abbia deciso di far assumere al Governo centrale la responsabilità dei tagli che essa non ha fatto, trattandosi di tagli inevitabili, imposti dalla legge di Stabilità del 2016 e dal decreto 70/2015. La Puglia, infatti, si appresta ad inviare a Roma un nuovo piano di riordino dalle maglie larghe, con innovazioni non consentite ed una suddivisione degli ospedali che premia alcuni territori e ne penalizza altri, creando seri problemi di uniformità assistenziale e lasciando inutilizzati oltre 1400 posti letto,che il governo potrebbe, invece, autorizzare. Difatti l’unico parametro che – secondo qualche addetto ai lavori – il riordino pugliese avrebbe rispettato è il taglio della spesa. Però, il risparmio – sempre secondo lo stesso addetto – sarebbe stato fatto col manuale Cencelli della politica. E ciò lo si scopre spulciando il nuovo piano ospedaliero di Emiliano che premia palesemente alcuni e ne boccia altri. Ed anche per questo il riordino della giunta Emiliano potrebbe subire modifiche in sede ministeriale. Il tutto entro la fine di marzo, quando il governo dirà la sua, dopo aver ricevuto formalmente la delibera di approvazione del piano di riordino votata dalla maggioranza del consiglio regionale pugliese. Tra i primi a critica dal fronte delle opposizioni il piano di riordino ospedaliero del neo Presidente della Regione c’è il capogruppo di CoR (Conservatori e Riformisti) nell’Aula di via Capruzzi, Ignazio Zullo, che ha affermato: “Da un primo esame emerge lampante come, più che dal combinato disposto del Decreto Ministeriale n. 70 del 2015 e Legge Stabilita 2016, le scelte intrinseche a questo Piano siano state ispirate dalla voglia smisurata del presidente Emiliano di penalizzare i vendoliani, i loro territori di residenza o di origine, e gli esponenti del Pd suoi antagonisti nella scalata alla segreteria regionale. Solo questa lettura può essere base di scelte scellerate anti-economiche, foriere di inefficienza e operate a danno delle varie comunità”.E, continuando, Zullo ha poi rilevato: ” Ma chi è al potere non può pensare di essere il ‘padrone del vapore’ al quale è consentito di tutto e di più. In una democrazia sono gli interessi collettivi, l’imparzialità e l’equità dell’azione amministrativa che devono guidare l’azione politica di chi ci governa”, concludendo: “Un concetto che sembra sfuggire al presidente Emiliano”. A criticare il piano, però, non è solo l’opposizione al governatore pugliese in consiglio regionale, ma vi è pure qualche esponente della maggioranza, come il capogruppo regionale della civica vendoliana “Noi a sinistra per la Puglia”, Gugliemo Minervini, che, per non attaccare direttamente il Presidente della giunta che lui ed il suo gruppo hanno contribuito a far eleggere lo scorso maggio, si limita ad invitare, con un ironico commento, i dirigenti pugliesi della Sanità a non rivestire un ruolo a loro non proprio, qual è quello che invece spetta alla politica. Ma vediamo cosa afferma Minervini nella sua nota di commento al nuovo piano ospedaliero. “Perché – si chiede il capogruppo dei vendoliani alla Regione – in questo difficile passaggio la sanità pugliese non riesce a fare gioco di squadra?” Ed a seguire si da pure la risposta, per lui “semplice: sulle spalle della Sanità troppe volte si giocano altre partite, disegnando non la mappa delle risposte ai bisogni, ma quella dei rapporti di forza della politica”, apostrofando: “anche questa volta sembra essere la riedizione di quel vecchio film”.Infatti, secondo Minervini, ” per evitarlo, era necessario porre, alla base delle scelte, informazioni limpide e regole chiare e uguali per tutti. Invece niente dati e regole ballerine che si sono applicate come abiti sartoriali a vantaggio di qualcuno, a discapito di qualche altro. E poi rileva: “La delibera è uscita solo ieri, dopo una procedura opaca, col corredo di qualche tabella e niente che le giustifichi. Risultato: salva quello, affossa quell’altro. Spiegazioni? Boh?” citando esempi clamorosi come quelli di Martina Franca e della Provincia di Brindisi ed evidenziandone un altro meno noto ma altrettanto eclatante, qual è quello del suo Comune, Molfetta. Infatti, si chiede inoltre Minervini: “che senso ha, sradicare il reparto di urologia di Molfetta, una storica, qualificata e apprezzata struttura, per portarla altrove, con perdita di competenze e know-how senza alcuna giustificazione né epidemiologica né perlomeno ragionieristica?” Ed ancora: ” E i vistosi potenziamenti di altri presidi ospedalieri limitrofi, ad esempio come quello di Bisceglie, hanno una logica sanitaria o obbediscono a dinamiche di altra natura? E perché il futuro presidio comprensoriale del nord barese improvvisamente smette di essere priorità, pur obbedendo, in tutte le precedenti programmazioni, all’obiettivo strategico di decongestionare la pressione ospedaliera che gravita sul capoluogo di Regione?” E conclude Minervini: “Avremmo il diritto di saperlo come cittadini e come consiglieri regionali, innanzitutto dai dirigenti, la cui missione specifica è fornire dati piuttosto che partecipare al confronto politico”. “A meno che – sostiene in fine, con evidente senso ironico, l’esponente regionale di Molfetta – il dott. Gorgoni non ci stia dando la notizia, che considereremmo buona, che finalmente abbiamo un nuovo assessore alla Sanità”. Insomma, dopo simili dichiarazioni, i pugliesi possono anch’essi prendere finalmente atto che anche tra coloro che in campagna elettorale promettevano di “mettere fuori la politica dalla Sanità” ora, invece, denunciano apertamente che in Puglia ultimamente si è andati abbondantemente oltre, in quanto è “la politica che dalla Sanità ha messo fuori pure i tecnici” che dovrebbero dare le necessarie informazioni per orientare le scelte. E che queste, invece, vengono prese dalla politica a prescindere, ma comunque con l’avallo dei tecnici. Altro che “politica fuori dalla Sanità” in Puglia!

Giuseppe Palella


Pubblicato il 4 Marzo 2016

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