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Potrebbe essere Stefàno il “nuovo vessillo” renziano del Pd pugliese

 

L’unico senatore pugliese eletto a febbraio del 2013 nelle fila di Sel (Sinistra, ecologia e libertà), il partito fondato nel 2009 dall’ex governatore pugliese Nichi Vendola ed ora confluito nella nuova formazione chiamata “Sinistra italiana”, è ormai da tempo in navigazione per approdare ad altri lidi. Infatti, a confermare il progressivo allontanamento di Stefano dalla formazione che alle politiche del 2013 lo ha portato in Parlamento rimuovendolo dalla Regione, dove – come si ricorderà – ricopriva il ruolo di assessore all’Agricoltura nella Giunta dell’allora presidente Nichi Vendola, è stato il consigliere tarantino Cosimo Borraccino del gruppo di Sinistra italiana alla Regione che, con un’apposita nota, ha fatto presente: “La decisione del senatore Dario Stefàno di votare la fiducia al governo Gentiloni è solo sua e del suo movimento, ‘La Puglia in più’. Non trova sicuramente riscontro nel gruppo parlamentare di Sinistra Italiana”. E, continuando, il Presidente della Commissione “Affari generali e Personale” ha poi chiarito le ragioni di detta precisazione: “Intervengo così per sottolineare questo aspetto poiché non sfuggirà che il senatore Stefàno è stato il nostro candidato alle primarie delle scorse elezioni regionali (ndr – del 2015) ed è stato eletto nelle nostre file come senatore della Repubblica e, quindi, dobbiamo informare la comunità pugliese che quel voto non ha nulla a che vedere con Sinistra Italiana”. “Il nostro Partito, – sottolinea Borraccino nella nota –  Sinistra Italiana, è, invece, chiaramente all’opposizione di un governo fotocopia di quello Renzi, bocciato dalle urne della recente consultazione referendaria e che trova l’unico collante nella logica dell’occupazione delle poltrone, ignorando le esigenze reali dei cittadini”. Inoltre, continuando l’esponente di Si alla Regione, commenta: “Certamente ci spiace l’epilogo di una vicenda che oramai da tempo si andava delineando e che viene da lontano: da quando il senatore Stefàno non ha aderito al gruppo di Sinistra Italiana, passando al sostegno di un uomo di destra quale candidato sindaco, perdente, del Pd di Brindisi e soprattutto da quando lo stesso senatore, con una scelta assolutamente non condivisibile e se vogliamo anche alquanto bizzarra, non ha aderito ai comitati per il No al referendum inventandosi, pochi mesi prima del voto, il comitato del So”.  Per cui, ha affermato ancora Borraccino: “Questo suo voto di fiducia al governo Gentiloni, rappresenta il logico approdo di qualcosa che era già nell’aria e che è la conseguenza del comportamento politico del senatore Stefàno”. E conclude il comunicato: “La sua posizione segna, quindi, la netta distanza dal nostro movimento politico e dal nostro modo di intendere lo stare nelle istituzioni”. In altri termini, il nuovo approdo politico del senatore salentino Stefano, secondo Borraccino, è l’area di governo che sostiene il neo premier Paolo Gentiloni (Pd). E poiché non è pensabile che Stefano abbia abbandonato la formazione che lo ha fatto eleggere a Palazzo Madama nel 2013 (da non dimenticare, infatti, che Stefano era il capolista della lista pugliese di Sel al Senato) per aderire ad uno dei partitini di area centrista, o trasversale, che hanno votato la fiducia al governo Gentiloni, allora è chiaro che il prossimo “lido” politico del leader nel 2015 della civica “La Puglia in più” non può che essere il Pd. Ora, infatti, si tratta di capire con quale delle anime interne al Pd il senatore Stefano si starebbe accordando, per approdare in tale partito. E qui le alternative per una “new entry” come Stefano, allo stato attuale, non possono fondamentalmente essere che due: l’area dell’ex premier nonché segretario del Pd, Matteo Renzi, ispiratore e vero regista del neo governo Gentiloni, oppure quella della cosiddetta minoranza interna  al Pd che si contrappone a Renzi e vede tra i principali protagonisti ed antagonisti dell’ex premier anche il governatore pugliese Michele Emiliano. Per cui l’enigma politico più importante da sciogliere sulla trasmigrazione in corso di Stefano, ormai verosimilmente nel Pd, è sicuramente quello di capire se il senatore salentino (ex assessore vendoliano all’Agricoltura) si schiererà con Renzi o contro. Nel primo caso vorrà dire che l’ex Premier potrebbe aver attratto Stefano nella sua area politica in previsione di possibili ed eventuali defezioni al vertice della sua corrente nel Pd pugliese, a seguito di una ormai certa discesa in campo nel partito, contro di lui, del governatore Emiliano. Discesa, quest’ultima, che verosimilmente sottrarrà a Renzi i suoi due maggiori alfieri pugliesi, Antonio Decaro e Marco Lacarra, che se saranno costretti a breve (come sembra!) a scegliere se restare con Renzi o salire sul carro nazionale di Emiliano, la loro decisione  verosimilmente potrebbe essere quella di non respingere l’invito del governatore. Un invito, infatti, a cui – secondo le previsioni di molti addetti ai lavori della politica locale – né Decaro, né Lacarra dovrà e potrà disattendere. Ed è per questo che l’ipotesi di un avvicinamento di Stafano al Pd, ed a Renzi in particolare, sia già avvenuto in via informale da tempo e che ora potrebbe concretizzarsi anche formalmente, in vista sia delle forse imminenti elezioni politiche che del congresso di rinnovo, il prossimo anno, della segreteria nazionale del Pd. Nel secondo caso, vale a dire quello in cui l’avvicinamento di Stefano al Pd sia attraverso qualche esponente dell’area anti-Renzi, allora è probabile che uno dei possibili interlocutori di Stefano possa essere stato proprio il governatore pugliese, Emiliano per l’appunto, che già dalla sera stessa di chiusura dei seggi del referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre è – a detta dei soliti bene informati – all’opera per la costituzione di una propria corrente politica nazionale interna al Pd. Ma queste per ora restano solo ipotesi senza alcun riscontro concreto. Anche se, per la verità, in politica – come è noto – quando “qualcuno” si muove, allora vuol dire che c’è “qualcosa” di nuovo che lo attende. E ad attendere il senatore Stefano nel Pd pugliese, al momento, non può che essere Emiliano oppure Renzi, per sostituirlo a chi eventualmente, ed evidentemente, è già in procinto di lasciarlo. E questa seconda ipotesi potrebbe essere forse la più probabile.  

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 16 Dicembre 2016

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