Primo Piano

Prime accuse reciproche tra i perdenti del centrodestra e i vincitori del centrosinistra

Sono trascorse solo poche ora dall’apertura delle urne, e quindi dai risultati elettorali delle regionali pugliesi di domenica e lunedì scorsi, che già scoppiano i primi “fuochi d’artificio” sia tra i perdenti del centrodestra che tra i vincitori del centrosinistra, con gli omologhi di centrosinistra che si erano opposti alla ricandidatura o addirittura dissociati, come l’ex premier Matteo Renzi e l’ex ministro Carlo Calenda, nel sostegno al governatore uscente, Michele Emiliano. Infatti, il primo a gettare la pietra nello stagno del centrodestra, che ultimamente però in vista della competizione elettorale, a differenza di qualche mese, aveva fatto registrare una calma piatta, è stato il leader della Lega, Matteo Salvini, che ha dichiarato: “Le candidature di Caldoro e Fitto non hanno scaldato i cuori”. E siccome “gli elettori hanno sempre ragione”, il leader del Carroccio ha pure aggiunto: “se abbiamo perso in Puglia e in Campania è perché dovevamo offrire di più e meglio”. E quindi “qualche errore – secondo lo stesso Salvini – s’é commesso”. Affermazioni, queste, che in Puglia a 48 ore dalla delusione del centrodestra per l’esito delle Regionali ha aperto uno scontro frontale con il partito pugliese di Giorgia Meloni e che è stato reso verosimilmente ancor più duro dal governatore appena riconfermato, Emiliano, che già ieri aveva parlato di “un mare di voti di leghisti” confluiti nella coalizione che lo ha sostenuto nella torna appena conclusa. Ma anche se sul fronte dei vincitori non mancano polemiche e accuse, visto che il segretario regionale del Pd, Marco Lacarra, ha chiesto pubbliche scuse agli oppositori interni e ai renziani per gli attacchi subiti prima e durante la campagna elettorale per la determinazione con cui aveva sostenuto l’opportunità per il centrosinistra di ricandidare Emiliano. Però, il “mare” più agitato è sicuramente nel centrodestra, dove non è di certo un mistero che la Lega non condividesse la candidatura alla presidenza della Regione Puglia dell’eurodeputato Raffaele Fitto di Fdi, tanto che lo scorso maggio, a pochi mesi dal voto, il Carroccio propose in alternativa l’ex deputato pugliese Nuccio Altieri. Poi, come è noto, a Roma a giugno scorso i leader del centrodestra (Berlusconi, Meloni e lo stesso Salvini) trovarono un accordo di massima e, durante la campagna elettorale, c’è stata una momentanea tregua, che però è terminata quasi immediatamente dopo l’apertura delle urne, a seguito della confitta a governatore di Fitto in Puglia e Stefano Caldoro in Campania. Infatti, ha detto inoltre Salvini: “Se abbiamo preso più voti in Toscana di quanti ne abbiamo preso in Campania e Puglia evidentemente qualche errore si è commesso, ma basta imparare”. Ed a rincarare la dose di polemiche nel centrodestra della nostra regione ci ha pensato il deputato barese salviniano di ferro e referente del Carroccio in Puglia, Rossano Sasso, che ha dichiarato: “Come centrodestra evidentemente non siamo riusciti a parlare un linguaggio nuovo, per rispetto dei nostri alleati abbiamo acconsentito a questa situazione, ma possiamo tranquillamente dire che avevamo ragione noi”. Infatti, secondo Sasso era necessario in Puglia proporre “qualcosa di nuovo” rispetto a Fitto. Perché “quando perdi di otto punti – ha sottolineato Sasso – è evidente che qualcosa non ha funzionato nella proposta e il candidato si fa carico di oneri e onori”. A stretto giro di posta è arrivata la risposta del deputato barese e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, Marcello Gemmato, che ha dichiarato: “La candidatura di Raffaele Fitto è stata la scelta giusta, lo testimoniano i numeri, sui quali è difficile opinare”. “Dai dati definitivi – ha sbottato Gemmato – emerge che la somma dei voti dei partiti che hanno sostenuto Fitto è pari a 694.536, mentre i voti che ha raccolto Fitto sono ben 724.928”. Quindi, ha sottolineato il responsabile pugliese di Fdi, “una differenza di oltre 30mila voti, espressi alla persona Raffaele Fitto, a testimonianza del credito riscosso presso i pugliesi e a testimonianza della bontà della scelta fatta”.Purtroppo, però, in Puglia per Gemmato “si è assistito anche a un forte arretramento degli altri partiti del centrodestra”, in particolare la Lega che ha ottenuto a queste regionali solo il 9.57% dei consensi rispetto al 25.29% delle europee dello scorso anno. Ossia un meno 15.72%. E – ha sottolineato sempre Gemmato – “con Forza Italia all’8.91% rispetto all’11.11% delle europee”, ovvero il 2.20% in meno del 2019. “Nel complesso – ha ribadito il responsabile pugliese di Fdi –  un arretramento di questi due partiti di quasi il 18%, mentre lo scarto tra Emiliano e Fitto è stato di meno dell’8%”. E quindi, per Gemmato, “i numeri certificano che questo arretramento, e non certo la scelta di Fitto come candidato presidente, è stata la causa della mancata vittoria del centrodestra alle elezioni per la guida della Regione Puglia”. Un botta e risposta tra queste due forze del centrodestra locale che fa presagire sin d’ora una quasi sicura difficile convivenza nel Consiglio regionale appena eletto. Invece, sul fronte opposto ad agitare le acque del centrosinistra che si riconosce nel sostegno al governo “giallo-rosso” di Giuseppe Conte è stato il segretario del Pd pugliese, Lacarra, che in risposta alla dichiarazione di Renzi di martedì, per la posizione politica assunta da Italia Viva in Puglia, ha detto: “Sarebbe bello che ex compagni di strada, a cui ci legano rapporti di stima e amicizia, che in queste settimane hanno ritenuto di farci una guerra senza esclusione di colpi, chiedessero ora scusa alla nostra comunità, a cominciare dai nostri elettori e i nostri iscritti”. Aggiungendo anche: “Quelle parole piene di livore e odio che noi abbiamo sopportato per mesi sono un insulto soprattutto “a elettori e iscritti che, come abbiamo visto domenica e lunedì, continuano a credere nel centrosinistra e nelle sue scelte”. “Grazie a loro – ha sottolineato Lacarra – siamo oggi maggioranza nella maggioranza” e “Michele Emiliano ha vinto ovunque tranne che a Brindisi”. Provincia, questa, che – come è noto – è la terra d’appartenenza della nota ministra pugliese alle Politiche agricole e forestali, la renziana Teresa Bellanova. Ma questo, forse, è un dettaglio che poco, o quasi, c’entra con il discorso polemico complessivo dell’emilianiano Lacarra.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 24 Settembre 2020

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio